Viva l’Italia che non si dimette.  Che non è quella  che si innamora e si dispera come cantava Francesco De Gregori. Questa è un’altra Italia o forse la solita, quella di sempre. Quella della politica che rende conto ai centri di potere e non ad una nazione infuriata.  Quella che quando tira brutta aria si chiude nei palazzi e invece basterebbe farsi una passeggiata in strada, andarsi a bere un caffè in un bar per capire che il tempo è scaduto. Quella dei tavoli e delle riunioni che non cambiano mai nulla. Quella delle poltrone che non si schiodano. Quella di Carlo Tavecchio e compagnia che nonostante l’Apocalisse resteranno al loro posto. Va così. Ieri il consiglio federale questo ha deciso: si va avanti come se nulla fosse successo, come se i 75 mila di San Siro, i cori, le lacrime, il silenzio irreale dopo il fischio finale che decretava l’esclusione degli azzurri del mondiale non fossero mai esistiti.  Se la sono cantata e se la sono suonata, con l’unica nota stonata di Damiano Tommasi, presidente dell’associazione calciatori che si è alzato e se n’è andato. Gli altri sono rimasti lì, come l’orchestrina che continua a suonare mentre il Titanic affonda. Il presidente della Figc ha incassato il sostegno di Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione allenatori una volta “compagno” pronto a battersi per idee e principi oggi paladino del tempio, di Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione arbitri, di Gabriele Gravina presente della Lega pro e del senatore  Cosimo Sibilia, presidente della Lega dilettanti. Fuori c’è il finimondo ma a Palazzo hanno serrato le fila: succeda quel che succeda di non lì caccia fuori nessuno. Nè il ministro dello sport Luca Lotti, nè il presidente del Coni Giovanni Malagò. Impresentabili ma inamovibili perchè così dice la legge, pertchè per commissariare una Federazione ci deve essere un motivo tecnico legale,  un’ evidente irregolarità amministrativa o dei campionati,  il non funzionamento della giustizia sportiva. Il fallimento colossale di un progetto tecnico non basta. Servirebbe un bell’esame di coscienza, ma come chiederlo? Così senza paura e senza vergogna Tavecchio & compagnia  proveranno a tirar fuori dal cilindro un nuovo ct dal nome altisonante e rassicurante come quello Carletto Ancelotti che però non è detto ( anzi si spera vivamente) che a queste condizioni accetti. Si cercherà un commissario tecnico che faccia dimenticare in fretta la Sventura e  Gian Piero Ventura che dopo aver incassato gli 800 mila euro che gli spettavano da contratto, per un bel po’ ( forse per sempre) girerà alla larga. E tutto va come deve andare. Tutto passa. Passa la rabbia, la delusione, si dimenticano fallimenti e figuracce, si dimenticherà la Svezia e anche il mondiale sfumato. Viva l’Italia insomma, la solita Italia del valzer e del caffè. L’Italia nuda come sempre, con gli occhi aperti nella notte triste…