fitE’ ora di muoversi. E di far muovere i nostri figli. Mille giorni per spiegar loro come si mangia, come si cresce, come lo sport non sia solo divertimento e competizione ma  parte integrante di una vita sana. Anche epchè il 38% degli italiani è in sovrappeso e un altro 11% è obeso. E ciò significa che metà della popolazione ha un peso superiore a quello ottimale. I bambini dagli 8 ai 12 anni hanno una prevalenza di obesità pari al 12% e una prevalenza di sovrappeso pari al 24%. Siccome un bambino obeso ha 80 probabilità su 100 di rimanere tale anche in fase adulta, curare i bambini significa aiutare gli adulti di domani.  Se n’è parlato durante il Congresso Internazionale Icamp 2017 che si è svolto oggi ad Assago che ha lanciato l’allarme sulla salute presente e futura del popolo italico. Che fare? Sport, alimentazione, buone abitudini a tavola, dieta mediterranea o altro ancora vanno di pari passo. Ma non sempre. Tanti sanno ( o credono di sapere) cosa si deve fare per mantenersi in forma. Ma non lo fanno. E’ la cosiddetta “Sindrome dell’imbuto” che più preoccupa medici e dietologi perchè più difficile da debellare, più delle cattive abitudini alimentari. Tradotto significa che la maggioranza delle persone in sovrappeso conosce perfettamente quali sono le sane abitudini alimentari eppure non le attua. Un campanello d’allarme che rende idea di come il nostro Paese non sia messo benissimo considerando anche che siamo nella top 20 delle nazioni più pigre al mondo con oltre 24 milioni di sedentari. Facciamo pochissimo sport anche se un po’ di più rispetto a qualche decennio fa. Ma evidentemente non basta. E a preoccupare sono soprattutto i bambini: “Basti pensare  che circa il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulti- spiega il presidente della Società italiana di pediatria Alberto Villani presentando la ‘Consensus su diagnosi,trattamento e prevenzione dell’obesità del bambino e dell’adolescente realizzata dalla Sip e dalla Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica- Ma ciò che desta più allarme sono i dati sulle complicanze fisiche e psicosociali già presenti nell’infanzia e che tendono ad aggravarsi in età adulta. La parola d’ordine è prevenzione, e bisogna iniziare già a 6 anni a cercare alterazioni metaboliche ‘spia’. Ma i primi 1000 giorni sono cruciali per impostare comportamenti alimentari e uno stile di vita corretto”. Mille giorni in cui imparare ad evitare gli eccessi, a mangiare ma soprattutto a muoversi. Senza alibi, senza scuse perchè ci sono io compiti, fuori fa freddo o perchè il cuccciolo ha qualche linead i febbre.  Mille giorni per  convincere figli, padri e madri che mangiar bene e fare sport è un investimento a lungo termine. E forse per spiegarlo anche ai medici: ” Occorre puntare sulla formazione dei medici – spiega Michele Carruba, direttore del centro studi e ricerche sull’obesità dell’università di Milano – che siano capaci di prevenire le malattie, nutrizionali e altre. Oggi una parte della popolazione richiede un supporto preventivo che buona parte dei medici non è in grado di gestire, in quanto questi si stanno formando sempre di più nella cura delle patologie. È per questo che si richiede un medico che sappia potenziare i sistemi di difesa, per prevenire di più e curare di meno”. La medicina potenziativa e preventiva è uno dei percorsi formativi proposti all’interno della Scuola Specializzante Icamp e  ha come obiettivo quello di potenziare tutti i sistemi di difesa indispensabili per proteggere il nostro organismo. Tutti i nostri sistemi infatti, da quello immunitario a quello antiossidante, abbisognano di una serie di sostanze che si possono assumere attraverso l’alimentazione, tra vitamine e sali minerali. Se non c’è una nutrizione corretta, questi sistemi funzionano meno e prevengono meno le patologie. “Prevenendo le malattie, non solo si riducono gli alti costi che affliggono il Sistema Sanitario Nazionale, ma aumenta anche il benessere e la produttività di un Paese – spiega Carruba- Gli ultimi studi confermano che ciò che si spende in prevenzione è un risparmio. Per ogni dollaro investito in prevenzione, se ne risparmiano dieci”.