lavagna02Ora non si usa più o molto meno, ma una volta a scuola c’erano le lavagne. Nere, mai pulite del tutto, con i segni del gesso, parentesi quadre e graffe, con i nomi dei buoni e cattivi, con qualche parolaccia che non si sapeva mai chi l’aveva scritta ed era una nota per tutti. Le prime, quelle non attaccate al muro si giravano: una parte era liscia, l’altra a quadretti e in basso a destra c’era una vaschetta per gessi e cancellino. La maestra scriveva, poi cancellava e si cominciava da capo. Quando poi era troppo sporca arrivava la bidella con la spugna.  La corsa è un po’ così. Cosa si pensa quando si corre ? All’inizio nella mente ti passano  un sacco di pensieri. Fotogrammi veloci di cose da fare, preoccupazioni, programmi, piccoli bilanci quotidiani. Si rincorrono, si intrecciano ma durano lo spazio di un amen. Dopo pochi minuti svaniscono. Lasciano posto al nulla, a una magnifica sensazione di vuoto che ovunque uno si trovi, in campagna, in un parco, in una strada o su uno sterrato innevato come in questi giorni un po ovunque ti trasporta in una magnifica sensazione di sospensione. E più si va avanti più la tua testa si libera dalle tossine e si concentra sui rumori della tua fatica. Ed è per questo che tornano in mente la scuola, la maestra, il gesso e la lavagna. Ogni tanto c’è proprio il bisogno di cancellare e di mettere a posto i pensieri