dieQuante volte  la punizione per un brutto voto, per una nota, per  una “bravata” diventa il taglio degli allenamenti?  “Basta, per questa settimana salti…Così impari…”. E chissà poi cosa c’è da imparare. Come se lo sport, l’impegno costante che un ragazzo deve ( sottolineo “deve”) mettere quando fa parte di una squadra, di un gruppo, di una formazione si potesse barattare come merce di scambio nel percorso educativo di un adolescente. Scuola e sport non sono dovere e divertimento, obbligo e facoltà,  l’impegno serio e quello ludico di cui si può anche fare tranquillamente e meno.  Certo, è un fatto di cultura. C’è chi cresce pensando che lo sport sia una cosa “tremendamente” seria ed è costretto a fare i conti con un mondo che non la pensa esattamente così. A cominciare dalla scuola stessa dove la pratica sportiva non viene quasi mai considerata integrante nel piano scolastico ma una sorta di materia più o meno “sopportata”  nelle cui ore ci si rilassa, magari si gioca e , se serve, si può anche fare altro, ad esempio ripassare  per recuperare qualche materia “importante” in cui si è sotto con i voti. In altri mondi non è così. In altri Paesi, che poi magari ci vengono in mente quando alle olimpiadi torniamo a casa con le pive nel sacco, lo sport fa media e chi non sa fare sport rischia anche l’anno. Da noi ovviamente no ma sbagliamo. Anche perchè da studi scientifici assodati e da una ricerca dell’Università di Montreal pubblicata pochi mesi fa su Annals Journal of Health Promotion che ha incluso circa 2700 studenti canadesi nati tra il 1997 e il 1998 arriva arriva la conferma che lo sport è un “farmaco” potentissimo, più che mai necessario nella sana crescita degli adolescenti impegnati negli studi perchè è in grado di migliorare sensibilmente la loro capacità di concentrazione, il livello di attenzione, l’autocontrollo. Quindi chi fa regolare attività sportiva, anche intensa, ottiene migliori risultati scolastici e nei test che misurano abilità intellettuali perchè  è stato evidenziato un aumento del volume dell’ippocampo, la zona del cervello associata a memoria e apprendimento. Lo sport ha effetti sulla quantità e sulla qualità dei compiti  perchè il 48% degli atleti si dedica allo studio a casa per tre ore in più alla settimana rispetto a chi non fa attività ed ha un riflesso importante anche sulle assenze visto che i ragazzi che fanno sport si ammalano di meno.  L’impegno sportivo poi è un esercizio virtuoso che  fa crescere il senso di autodisciplina ed è anche divertente. Provate a chiedere a chi si allena anche quando fa tanta fatica se non si diverte, se non si sente soddisfatto, se non torna a casa con quel sano senso di stanchezza che però pare un premio, se non ha gioito e goduto correndo sotto la pioggia, rotolandosi nel fango di un campetto o, scalando una salita in bici… Può bastare ( ed avanza) per capire che punire un ragazzo che non va bene a scuola togliendogli gli allenamenti come diceva Fantozzi è “una cagata pazzesca…”. Magari ( è solo un consiglio) toglietegli lo smartphone…