sanC’era una volta la Milano Sanremo. E c’è ancora. Era un’altra vita, un altro ciclismo quello che si metteva in sella all’inizio del secolo. Quello che partiva per la Riviera nel 1907 davanti all’osteria della Conca Fallata lungo il Naviglio Pavese. Al primo via, si presentarono trentatré dei sessantadue corridori iscritti. Eroi davvero. Pioveva e faceva freddo come spesso capita a marzo e come probabilmente capiterà anche domani mattina quando partirà l’edizione numero 109 della classica di Primavera.  Ora a decidere chi vincerà, se ci saranno dubbi in volata, sarà la Var che dopo il calcio debutta anche nel ciclismo. Allora dubbi non ce ne furono e fu il francese Lucien Petit-Breton, sotto contratto con la Bianchi, che completò i 281 chilometri del percorso a 26,206 chilometri all’ora di media. Immagini sbiadite che però sempre più spesso rivivono nella riscoperta del ciclismo di una volta che fu che sta tornando prepotentemente di moda. E allora la Grande corsa riparte. Torna a vivere nella Gran Corsa di Primavera che è cominciata pochi giorni fa con una speciale punzonatura nel Museo Alessandria Città delle Biciclette e per tutto il fine settimana sarà una lunga celebrazione a pedali. Settantadue coraggiosi che hanno fatto passerella sfilando davanti alle bici di Girardengo, Coppi e Bartali, «ferri» che hanno fatto la storia della corsa e che saranno le «protagoniste» di una mostra allestiti in questi giorni al Casinò di Sanremo. Cinquantadue italiani, tredici francesi, due olandesi e un belga che ieri sono partiti dall’Arco della Pace e sabato arriveranno nella città dei fiori poco prima dei professionisti. Tre tappe: la prima tappa fino a Tortona, la seconda fino a Finale Ligure per finire con gli ultimi 76 km, tutti rivieraschi in una passerella che raccoglierà applausi e ammirazione. Dopo tanta fatica perchè anche di questo si tratta visto che si pedalerà su bici d’allora, pesanti, senza cambi, con un solo rapporto da pianura e un solo rapporto da salita dall’altra parte del mozzo della ruota. I «grancorsini», tutti come allora vestiti, partono con la benedizione delle bici di Coppi, di Bartali e di Girardengo e con la maglia di Eddie Merckx, cimeli che ritroveranno nella mostra a Sanremo dove andranno in visita dopo aver tagliato il traguardo. Bici che non si vedevano da 69 anni dopo aver duellato in lungo e in largo sulle strade di Giro, Tour e anche della Sanremo. Sono le bici del 1949 quelle che, in un’edizione fantastica del Tour de France finirono dopo un lungo duello, che divise l’Italia in due, una davanti all’altra, Fausto davanti a Gino. fausto più forte di Gino nelle due crono e sulle Alpi. Oggi come allora. Come cantava negli Anni 40 il Quartetto Cetra: «Passa la prima Milano-Sanremo e nel polverone ben presto scompar. Dio solo sa quando noi giungeremo, anche il Turchino dovremo scalar Passa la prima Milano-Sanremo: Petit Breton, Pellissier, Garrigou! Ogni bicicletta chili 33 e una medaglietta solo ai primi tre…Si partì lunedì e arrivammo di mercoledì. Come premio trovammo a Sanremo un bacio, un sorriso e un fior! Fiori di Sanremo per il vincitor…».