scar3Michele Scarponi al Giro c’è. Ci sono momenti in cui i silenzi diventano assordanti e ci sono momenti in cui anche il vuoto lasciato da chi non c’è più riempie le giornate di chi è rimasto. E basta sentire le poche parole di Antonio Salutini su Radio Uno, direttore sportivo tra i più grandi cresciuto alla scuola  scuola di Pezzi e Martini che Scarponi lo ha avuto tra i suoi campioni, per capire che assenza è quella di Michele. Non ce la fa a ricordarlo. Scoppia in lacrime, non riesce a parlar a metter una frase insieme. Michele Scarponi al Giro c’è anche se tredici mesi fa ha preso un’altra strada. C’è nei suoi compagni in gruppo, c’è nei racconti della corsa, c’è sulle strade che proprio oggi ha percorso Paola Gianotti arrivando a Filottrano.  Pedala un giorno avanti al gruppo per ricordare, tappa dopo tappa, chilometro dopo chilometro, che il rispetto dei ciclisti è il rispetto della vita. Pedala e proprio oggi incontra Marco Scarponi che le regala la maglia dell’Astana che era di suo fratello. Un incontro fondamentale  in cui c’è tutto il senso di un viaggio, di un Giro che non è solo sport, classifica, maglia rosa e applausi.  Di un Giro che grazie alla tenacia di questa donna che in bici ha fatto il giro del mondo e chissà cos’altro farà sta diventando la vetrina dove appendere un messaggio civico e di cultura che non sarà definitivo, non sarà risolutivo o finale ma che anche se dovesse arrivare alla coscienza di una sola persona, sarà una vittoria. “Rispettare i ciclisti significa rispettare la vita- spiega Marco Scarponi- Il ciclismo e i ciclisti sono la prua  di un futuro migliore per le nostre città e per i nostri bimbi…”. Troppi incidenti, troppe vittime: “E i numeri lasciano il tempo che trovano- continua Scarponi-  Perchè poi dietro ad ogni numero c’è una storia, c’è una famiglia…”