caduta-vincenzo-nibali-tour-de-france-2018Fine. Vincenzo Nibali cade, si rialza, rientra, spera  ma poi si ferma. Tour finito. Un tifoso lo butta giù in un delirio di fumogeni che neanche nella curva di uno stadio,  che fanno sembrare ancora più stretta la strada di una salita dove ci sono troppe moto, troppe mani, troppo tutto. L’immagine si perde e si ritrova con il siciliano a terra e una smorfia che non lascia presagire nulla di buono. E così sarà in una giornata da dimenticare dove i francesi danno il peggio di sè. Spintoni, moto di traverso, caos e cadute sull’Alpe d’Huez,  una delle salite mito del Tour che sembra più una sagra paesana che la corsa più importante del mondo in una giornata che non passerà certo alla storia per le imprese dei corridori. I francesi fanno peggio che non si può a cominciare dai tifosi che insultano e spintonano Chris Froome  sotto gli occhi del mondo. Poi tocca ad altri esagitati che  sporgono braccia e smartphone dalla transenna e abbattono Vincenzo Nibali. E infine ci mette del suo anche Romain Bardet che scatta infrangendo la tregua che Froome ( chapeau!) aveva concordato con il suo compagno di squadra in maglia gialla Geraint Thomas e con Tom Dumoulin per aspettare Nibali che stava rientrando. Non meritava questo l’Alpe . Non merita questo il ciclismo che purtroppo sta imparando a tifare contro. Ma tant’è. Forse più che un problema di transenne  è un problema di  cultura che sta cambiando e non in meglio. La corsa però va e arriva. Resta l’immagine di Vincenzo Nibali a terra dolorante, la fatica di vederlo  rientrare sui primi a una decina di secondi dopo aver recuperato quasi due minuti, poi il ricovero e la sentenza: vertebra fratturata, Tour finito: “Non ho capito bene nemmeno io cosa sia successo- spiega al traguardo il siciliano- Stavo bene, ho accelerato per seguire Froome che scattava in un punto dove la strada si restringeva e sono stato urtato finendo a terra. Peccato. Perchè stavo bene e, dopo aver attaccato all’inizio per vedere come reagivano gli altri, avrei provato ad attaccare nel finale…”.  E ora chi ce lo rende? Chi ci rende il nostro piccolo sogno quotidiano verso Parigi? Bisognerebbe chiederlo a quei cretini che spingono, che si affiancano, che spingono e picchiano i ciclisti. Ma non basterebbe. Vine voglia di menare le mani ma forse sarebbe meglio qualche denuncia e, chissà se si può, qualche cobdanna a risarcire i danni. Giusto per spiegare che si fa sul serio. Per ciò che resta il Tour va avanti. Perchè c’è Dumoulin, c’è  Froome e c’è  Thomas che, anche se non ha tantissima voglia di fare il gregario all’inglese, un po’ lo fa, poi vince restando sempre più in giallo.  Discorso a parte per Bardet che scatta, si agita, si fa  riprendere e poi scatta ancora rovinando un gesto nobile di Froome che sa di antica cavalleria. Fosse rimasto lì ad aspettare Nibali forse si sarebbe giocato la vittoria che non è arrivata lo stesso. Battuto. Senza neppure l’onore delle armi. Peggio di così non si poteva. Anche per lui