Chi l’ha detto che nello sport ( e nella vita) serve il talento? E poi cos’è il talento?  Nell’antica Grecia, ma anche il Palestina ai tempi di Gesù, il talento era il piatto ella bilancia, un’unità di misura, più filosoficamente il peso che uno si portava addosso per tutti i suoi giorni. Nella parabola evangelica di Matteo, il signore che prima di partire consegna ai suoi servi i talenti da custodire punisce severamente quello dei tre che, al suo ritorno, non è riuscito a farli fruttare e per lui “sarà pianto e stridore di denti…”. Il talento non va sprecato quindi? Forse. Anche  se non è detto che poi alla fine il talento serva, che faccia la differenza, che sia una marcia in più.  Nello sport ( ad esempio)  esclusi i campioni, per il resto del mondo potrebbe essere vero anche  il contrario. Perchè se uno ha ben chiaro in testa di non essere un fenomeno, è tutto più semplice. Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è: per fare sport è meglio non averne di talento perchè così si devono fare i conti con ciò che si ha. Anche se è poco. E allora, come sempre nelle difficoltà, viene fuori il meglio. Ci si ingegna. Si mettono a fuoco le risorse disponibili e se ne fa tesoro, non si butta via nulla. Mentre a volte il talento si spreca. Si imparano ad apprezzare fatica e sacrificio, si resta umili, ci si allena ad essere più tenaci, più rigorosi, perseveranti. Si fissano gli obbiettivi, passo per passo, poi sempre più in là: perchè non è che se uno non ha talento non ha ambizioni. E si arriva. Certo che si arriva, perchè è pieno di gente senza talento che alla fine ce la fa rimboccandosi le maniche. Basta fermarsi a guardare gli arrivi di una maratona, di un triathlon, di un Ironman, di una gara qualunque…Si vede che i primi sono fuoriclasse. Lo capisci che il loro gesto è diverso, più fluido, più efficace. Poi, man mano che passano i minuti e le ore l’armonia svanisce. Ma resta la poesia. Anzi ce n’è di più. E piena la storia dello sport di mediani, gregari, gente che ci prova, che non l’avresti mai detto e ce la fa. E piena la letteratura di persone normali capaci di imprese infinite. E il talento? Se ne puo fare a meno, l’importante è crederci…