cas«Ormai è una guerra…». Davide Cassani è appena tornato dal Giappone, dove è stato alcuni collaboratori della squadra azzurra di ciclismo per prendere visione del tracciato olimpico dei Giochi di Tokyo, e  proprio in una serata di festa durante la consegna milanese degli Oscar Garmin agli atleti dell’anno, si ritrova a fare i conti con la drammaticità degli incidenti che coinvolgono i ciclisti sulle strade.  Pochi giorni fa a cadere sono stati due dei «suoi» ragazzi il corridore della Bardiani-CSF Paolo Simion che per evitare un auto mentre si stava allenando a Trevignano è caduto e ha riportato un trauma cranico che gli ha procurato un ematoma fortunatamente di lieve entità e Samuele Manfredi 18enne promessa azzurra della Groupama-FDJ stato travolto da un’auto a Pietra Ligure ed ora in coma farmacologico. «É una guerra bianca- spiega- che l’anno scorso ha fatto più di 3300 morti in incidenti stradali tra cui 600 pedoni e 254 ciclisti. Non si può più andare avanti così…». E Milano e la Lombardia sono in prima linea con 32.552 incidenti stradali nel 2017 che hanno causato la morte di 423 persone e il ferimento di altre 44.996. Milano che in questi giorni conta morti e feriti.  L’altroieri è toccato a un signore di 89 anni finire sotto le ruote di un camion in via Berna: lo hanno soccorso ma poi è morto al San Carlo dove era stato ricoverato in condizioni disperate. Tre di giorni fa la stessa sorte è toccata ad un giovane rumeno di 28 anni travolto da un pirata (che ieri si è costituito) in via Rombon alle sette del mattino mentre andava al lavoro. Una lunga scia di sangue che passa anche dalla Vigevanese, dove qualche giorno fa un Suv, guidato da un giovane di 28 anni che ha perso il controllo, è piombato sulla fermata di un bus dove ad attendere c’erano tre ragazzi: un 23 enne è morto, due giovani di 16 sono ricoverati con frattuire multiple.  «Ogni giorno sulle nostre strade muoiono una decina di persone e ogni 35 ore viene ucciso un ciclista- spiega il direttore tecnico della nazionale azzurra- Nessuno però dice nulla, tutti a parlare di spread, di immigrati, di gilet gialli, di Tav, di quota 100 e reddito di cittadinanza, dell’Europa che ci bacchetta o del Natale che sta per arrivare. Va fatto qualcosa per diminuire questi incidenti, per far finire questa guerra che miete morti e feriti».  Cosa fare? Intanto servirebbero norme più severe, più controlli e percorsi più sicuri anche se Milano attualmente è una delle metropoli più attrezzate in questo senso più di 140 km di piste ciclabili, l’80 per cento corre delle quali su strada, in corsie protette o indicate dalla segnaletica, il 20 per cento in parchi e aree verdi. «Ma soprattutto serve più attenzione- spiega Cassani. La maggior parte degli incidenti si verifica per distrazione e io sinceramente sono stufo di sentir ripetere ogni volta che viene investito un ciclista non l’ho visto.… Per questo ripeto sempre a chi va in bici di fare sempre in modo di anticipare ciò che può capitare. Di fare attenzione anche se passa un semaforo verde, un incrocio  con precedenza, di guardare negli occhi gli automobilisti, cercare di prevedere cosa faranno. Chiaro poi che si deve fare tutto per essere il più visibili possibile: dalle luci ai catarinfrangenti». E vale per tutti. Per chi pedala per muoversi nelle città, per chi si allena sulle strade,professionisti compresi: ” I rischi ci sono per tutti anche per chi il ciclista lo fa di mestiere e su una bici riesce praticamente a fare ciò che vuole. Ma questa guerra assurda deve finire anche perchè,  e qui parlo più da ct azzurro, mi metto nei panni dei genitori che devono mandare i loro figli ad allenarsi in strada. E infatti stanno tornando a crescere i mvimenti della moutainbike e della pista…”