olliVenerdì mattina Milano (insieme con Cortina) presenta a Losanna, nella sede del Comitato olimpico internazionale,  il dossier che si spera diventi il “lasciapassare” per organizzare le olimpiadi invernali del 2026. Cosa c’è nel dossier? Ciò che la città  è in grado e sarà in grado di offrire. E quindi impianti, strutture di accoglienza, servizi, ospitalità. Poi gli investimenti, i progetti, le coperture economiche e anche politiche. Più o meno questo: poi si conosceranno i dettagli. Ma c’è qualcosa che forse non viene indicato e che non è meno importante. E cioè lo spirito olimpico che una città che si candida ad ospitare i Giochi deve avere da subito,  da quando nasce l’idea. Che si può tradurre in tanti modi ma soprattutto in uno e riguarda i bambini, i ragazzi cioè coloro che quelle olimpiadi tra 10 anni le vivranno in prima persona, qualcuno magari anche da protagonista. Bisogna cominciare a coinvolgerli adesso spiegando loro  che un’olimpiade non è solo un grande evento ma anche pratica sportiva, cultura dello sport,  lealtà, benessere. La fotografia che lo scorso anno il Comitato provinciale del Coni ha “scattato” su un campione di 20mila bambini milanesi tra i nove e i 10 anni non è incoraggiante: molti non fanno sport e il 52% ha problemi di peso dovuto principalmente a cattive abitudini  alimentari e “culturali”. Molti bevono, ma questo è un altro discorso. Non solo. Oggi i ragazzi vanno su un campo di calcio, su una pista di atletica o  in una piscina perchè solo perchè  frequentano corsi, camp, stage. Se non ci sono quelli niente, se ne stanno a casa a rintronarsi sul cellulare.  Non c’è spontaneità, non c’è passione. Tant’è che quasi nessuno si prende la briga di andarsene su un campo di basket con un pallone per vedere se c’è qualcuno che gioca, di entrare all’Arena o in un centro sportivo per correre in pista, di andare a nuotare o a pedalare per fatti suoi. Una città olimpica deve cominciare o ricominciare da qui. Deve tenere sempre aperti i suoi impianti per permettere ai ragazzi di entrarci se ci passano davanti, se si incuriosiscono, se ne hanno voglia, se solo gli gira… Deve renderli gratuiti, allegri, “fighi”. Deve farli diventare qualcosa di bello, dove un giovane di 15 anni va , si diverte e magari s’innamora. E non solo dello sport…