yassoPrima di una maratona i dubbi sono sempre (o quasi) gli stessi: a che ritmo la faccio? In quanto finisco? Parto un po’ piano e poi accelero, oppure parto giusto e provo a tenere fino in fondo? Ognuno ha la sua strategia e ognuno le sue scaramanzie. Ma, professionisti a parte, c’è anche chi tra i comuni “tapascioni” alla vigilia di una gara fa le cose molto seriamente per capire come comportarsi in corsa. Tra i vari test, che più o meno promettono di pronosticare come andrà a finire c’è il test di Yasso, un “pericolosissimo” allenamento di 11 chilometri e mezzo,  che si sviluppa in dieci ripetute da 800 metri con un recupero di 400 tra una e l’altra. Per capirci. Si fanno dieci ottocento metri, si prende il tempo di ogni tratto e si moltiplica la media ottenuta in minuti per ore. Quello dovrebbe essere il tempo della maratona. Esempio: la media degli 800 è di 3 minuti e 45 secondi? IL tempo di maratona dovrebbe aggirarsi sulle 3 ore e 45 minuti. Facile. Troppo Facile. Qual è il rischio? Che se non si è ben allenati per una 42 km la probabilità di lasciarci le penne, dando retta al al maratoneta newyorchese  Bart Yasso, è del cento per cento. Sì  perchè la proiezione inganna. E il motivo è abbastanza intuitivo. Se uno ha nelle gambe una mezza o un diecimila e si è ben allenato su quelle distanze il test lo porta a termine abbastanza velocemente. E si monta la testa. Il brutto viene dopo, perchè  se uno imposta la sua maratona a quel parametro la proiezione, più che una proiezione, diventa negli ultimi 15 chilometri l’inizio della fine. Morale. Il test di Yasso un’indicazione di massima sul tempo di maratona sicuramente la dà ma ad una sola condizione: bisogna aver fatto un ottimo allenamento di preparazione alla maratona. Altrimenti è’ come schiacciare con le proprie mani il bottoncino rosso dell’autodistruzione che ogni tanto appare nei cartoni di Bugs Bunny.