bikeLe bici che hanno scritto la storia alla fine si ritrovano sempre. Stanno lì, ferme, ma è tutta una finta. E’ chiaro che continuano il loro viaggio, continuano a muoversi, a far girare catena e pignoni, a spingere a frenare…Continuano a «frusciare» sulle strade, sugli sterrati e sulle salite che hanno portato in alto i cuori di chi ha visto o si immagina un mondo fantastico di eroi a pedali. E allora eccole lì che si mettono in mostra, che si fanno belle, che si lasciano ammirare sotto il glicine secolare nei cortili di quella «bottega di fatica e di sogni» che è Rossignoli, in corso Garibaldi 71, un luogo dove la città ritrova e conserva la sua storia.

Dove bici, gomme, telai e la passione passano dalle mani di una famiglia da cinque generazioni. Da tredici anni le bici si ritrovano qui, in un intreccio perfetto che unisce la precisione della meccanica, la creatività del design e l’emozione della memoria. Raccontano cos’è il ciclismo, le grandi rivalità, i luoghi: perchè il ciclismo è fatto di campioni e di eroi, ma poi ci sono i luoghi che con la loro cornice alimentano il mito.

E allora a far bella mostra di sè mercoledì e giovedì in uno dei Fuorisalone più leggero e più amato eccola la «draisina italiana» da cui tutto è cominciato, l’antenata della bicicletta, che si muoveva spingendo coi piedi, un po’ come oggi le bici dei bambini. Ed eccole le bici dei grandi rivali Fausto Coppi e Gino Bartali, fianco a fianco, come allora, come sempre…E la Bianchi corsa su cui Marco Pantani compì la memorabile impresa di Oropa, nel 1999, vent’anni fa e sembra ieri, quando all’inizio della salita si fermò per un guasto ad imprecare, a cercare di ripartire prima che tutti sfilassero via. Finì in fondo al gruppo, raggiunse gli avversari uno a uno e vinse, incollando la gente alla tv e scrivendo una pagina della storia che oggi si perpetua anche con i «clic» sui video di Youtube.

«Biciclette ritrovate» racconta un mondo e la cultura di un Paese che a colpi di pedale, con le rivalità tra i grandi campioni, ha tenuto insieme strade, montagne, borghi, chiese, officine, riti e tradizioni. Una storia vissuta ai bordi delle strade, nelle cronache della radio, davanti allo schermo di bar della piazza quando ancora la televisione in casa era un lusso che in pochissimi si potevano permettere. E’ un po’ di tutte queste cose ma non solo.

Oltre alle bici dei campioni si possono vedere da vicino grandi bicicli dell’Ottocento, bici dei lavori, un’auto ammiraglia d’epoca, tandem lunghissimi, bici giganti, pieghevoli che ci stanno in una valigetta, eleganti bici da pista a scatto fisso, bici con una, due o tre ruote, di legno e di ghisa, titanio e acciaio. E il tempo vola a leggere e didascalie delle foto, a guardare le maglie, le borracce, i cimeli qui arrivati in prestito per il Fuorisalone da importanti collezioni dei musei del nord. Vita e corse di un tempo che fu e che la forza del ciclismo tiene insieme «per sempre». «Non una mostra polverosa sul passato- spiegano gli oranizzatori- La bici è il futuro, oltre che pietra angolare dei nostri ricordi. E questa mostra racconta tutto ciò. Due giorni, ingresso gratuito e orario continuato. Ma è come Cenerentola: dura fino a mezzanotte…Poi finisce la magia.»