abr4“Come l’aquila che vola libera tra il cielo e i sassi,  siamo sempre diversi e siamo sempre gli stessi…Hai fatto il massimo e il massimo non è bastato e non sapevi piangere. E adesso che hai imparato non bastano le lacrime ad impastare il calcestruzzo: eccoci qua cittadini d’Abruzzo…”. Dieci anni fa “Domani” erano le voci di Jovanotti, Ligabue, Battiato e tanti altri big della nostra musica a cantare insieme per dare coraggio e fondi a chi doveva fare i conti con un terremoto impressionante. Una scossa nella notte del 6 aprile, una scossa  che alle tre e mezzo di una notte buia fece più di 300 morti e 1600 feriti. Che devastò una città bellissima trasformandola in un accampamento infinito con più di 80mila sfollati. Oggi, dopo la salita delle svolte di Popoli, il Giro è tornato all’Aquila.  Dieci anni sembrano una vita e invece le ferite sono ancora lì. Ci sono i cantieri, le impalcature, ci sono baracche e container. Molto si è fatto,  molto c’è ancora da fare per cancellare i segni di una sofferenza “fiera” come usa da queste parti, in questa terra rocciosa, vera, forte e gentile. E un segno lo lascia anche il Giro che passa di qui. Lo lascia lo spagnolo Pello Lopez Bilbao dell’Astana che vince la settima tappa partita da Vasto, 185 chilometri in terra d’Abruzzo  bruciando al traguardo il francese Tony Gallopin e il nostro Davide Formolo in un tappa bellissima e dai valori alti come la cima innevata del Grande Sasso che da queste parti tutto vede e tutto sa.  E’ magica l’Aquila che riprende il suo volo. E’ magico l’Abruzzo cuore di un Paese che qui in mezzo e tra queste montagne dà il meglio di sè. Su queste strade e su queste salite dove non si sente un rumore, solo lo scrocchiare delle ruote  sulla breccia dell’asfalto. Su queste strade dove passano poche macchine, anzi nessuna. Su queste strade di orsi e di lupi con il marchio della Marsica. Su queste strade piene di gente e di tifosi, di profumi, di grigliate e di arrosticini. Su queste strade dove il Giro dovrebbe passare tutti i giorni..