emPapà io vado…Prima uno, poi l’altro ora anche la “piccola”. Se ne vanno tutti e tu resti lì a guardare, ci provi a star dietro ma non c’è verso. E forse è giusto così. Non so se è meglio, ma sicuramente è giusto. Per stare a ruota ai ragazzi bisognerebbe “scannellare” come va di moda dire desso quando si parla di bici e di triathlon, servirebbe un po’ di sana “ignoranza” agonistica e quando ti si chiude la vena ( perchè la vene si chiude sempre, anche  se gli anni passano…) la voglia ti viene. Ma poi lasci perdere, lasci che le cose vadano come devono andare, lasci stare, lasci…Lo sport con i figli è un po’ la metafora della vita. Prima dai l’esempio, poi insegni loro i rudimenti, poi provi a convincerli a seguirti, poi te le vedi a fianco, davanti, ti metti a ruota e poi li perdi. Sembra la fine e invece è un nuovo inizio. Che poi è fantastico anche vederli andar via, ti dà il senso del lavoro fatto, di cosa sei riuscito a costruire… Li guardi da dietro, li segui con lo sguardo, capisci che gli atleti sono loro e tu sei quello che riesci ad essere e va bene così.  Padri e figli che fanno sport. Se li pressi dopo un po’ si stufano e mollano il colpo. Se non li pressi se ne vanno lo stesso. Perchè anche se i genitori stanno alla larga, anche se lasciano fare agli allenatori senza mettere becco alla fine arriva sempre il momento in cui ti piantano in asso. La forbice si allarga, loro crescono alla velocità della luce e accelerano, tu per forza di cose  rallenti e all’ennesimo strappo devi alzare bandiera bianca.  Adieu! Troppa gioventù. Troppa energia. Troppo esplosivi, reattivi, agili per i tuoi muscoli che iniziano a imbolsire.  Così li vedi andare. Vedi che cambiano il passo, si alzano sulla sella e in un paio di pedalate se ne vanno per la loro strada. Diventano un puntino che si allontana e che tu cerchi di non perdere di vista,  non si sa mai, dovesse servire…  E’ un’emozione immaginare quante cose potranno conquistare, conoscere, scoprire, vincere…I figli so’ piezz e core…..