nibNel Tour di Egan Bernal c’è anche Vincenzo Nibali. Nibali con l’accento come lo chiamano i Francesi. NIbali che vola a Val Thorens e conquista l’ultima tappa di montagna di un Tour de France che finisce monco. Una vittoria di classe, una vittorie delle sue, nata con una fuga e conclusa con un attacco solitario a 12 km dall’arrivo che ha tenuto l’Italia intera col fiato sospeso. “Nibbali” con due “b”, altro che accento.  Nibbali  con due “b” come dicono dalle sue parti in Sicilia, terra vera. Nibali che si porta dentro il sorriso, l’umiltà e il pudore antico delle sue parti e delle persone grandi che anche quando trionfano sanno rimanere semplici. Nibali che  per lo sport italiano è un po’ come un panda da tenere sotto altissima protezione.  Nibali che Vale Giro, Toue e Vuleta che vale Sanremo e Lombardia che vale chissà cos’altro ancora. Nibali che ha il senso del dovere che solo un padre è capace di avere e quindi non molla un Tour nato storto, andato storto, fino alla fine, fino a quando va a prendersi ciò che voleva e cercava. Nibali senza creste, senza piercing, senza  musica e cuffie prima di partire per una crono, senza gossip e senza eccessi. Nibali prepotentemente leggero quando si alza sui pedali in salita ma anche davanti a microfoni e telecamere. Nibali che rende onore agli avversari, che incorona Egan ” che se lo merita questo Tour, che è il futuro, che ha vissuto per un periodo anche i Sicilia e ha preso tutto il buono che noi siamo stati capaci di dargli…”. Nibali che speriamo non smetta mai…