deFino a poco tempo fa mai mi sarebbe passato per la testa di avvicinare Fabrizio De Andrè al ciclismo. Se  non per per una sua intervista, credo al Corriere,  anni fa (tanti) quando in occasione di un derby della Lanterna, lui genoano, rispondeva che la Sampdoria in realtà non era una vera squadra di calcio perchè la sua maglia era a strisce orizzontali, una maglia da ciclisti…Tutto qui. Manca De Andrè.  In un mondo sempre più veloce che liquida tutto  in un tweet, mancano le sue parole, i suoi discorsi lunghi, le sue storie sbagliate, le direzioni ostinate e contrarie argine perfetto al qualunquismo e alla banalità.  Mancano anche i suoi eroi,  emarginati e sconfitti raccontati e musicati senza secondi fini se non quello di vivere seguendo il rigore di un pensiero anarchico che oggi è spesso merce di scambio. E così gli ultimi  vengono tirati per la giacchetta e diventano  l’immaginetta da spendere per chi vuole guadagnarsi un credito. Ma il ciclismo no. Col ciclismo De Andrè non c’entra e (forse) neppure lo stesso Faber avrebbe mai sospettato di poterlo un giorno raccontare. E allora ci voleva qualcosa di “geniale” per celebrare un matrimonio che pare perfetto: ” Matrimoni per amore, matrimoni per forza ne ho visti di ogni tipo, di gente d’ogni sorta di poveri straccioni e di grandi signori  di pretesi notai e di falsi professori..”. Però  questo mancava e la pagina Facebook “De Andrè racconta il ciclismo” riempie un vuoto. Sembra follia raccontare uno sprint, una fuga, la fatica di una salita, la vittoria di un Giro della Fiandre o del Tour con un canzone di De Andrè. Sembra ma non lo è perchè c’è sempre un suo testo che quasi per magia diventa la didascalia perfetta per una foto. Diventa ciò che in tanti sapevano ma non avevano mai pensato. Che vale più di qualsiasi cronaca, di qualsiasi articolo, di qualsiasi commento.  Potenza infinita di un poeta che se n’è andato ma è rimasto qui.  Colpo di genio  di chi lo conosce così bene da saperlo riproporre anche laddove sembrava impossibile: “In un vortice di polvere gli altri vedevan siccità…A me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa…”.