cas2Il bello di un Ct non sono solo coppe  e medaglie. Non è l’oro europeo conquistato un paio di settimane fa ad Alkmaar da Elia Viviani, replica di quanto fatto un anno prima da Matteo Trentin. Non è solo il gran lavoro quotidiano fatto in nazionale, giovanili comprese, e ciò che Davide Cassani senza grandi proclami sta (ben) facendo in Federazione. Così lo incontri per caso una mattina  in Dds a Settimo Milanese, patria di nuotatori e triatleti,  e capisci al volo che per il ciclismo azzurro, ma per il ciclismo tutto, il Ct è uno spot perfetto,  un biglietto da visita su carta d’autore per promuovere uno sport che nonostante tutto resta fatica e sacrificio, che deve sgomitare per trovar spazio sulle prime pagine dei giornali, che negli ultimi anni è diventato sempre più pericoloso perchè sulle strade chi pedala purtroppo rischia. Ma il bello di un Ct  è pedalare avanti. Facile, come quando hai il vento a favore.  Con la naturalezza di chi sa comunicare, con la passione di chi è al posto giusto.  Il bello di un Ct è che ti sembra di conoscerlo da sempre. E’ “mettersi in gruppo” con i ragazzi che se lo ritrovano lì dopo aver finito di nuotare  senza troppa spocchia, raccontare e ascoltarli, informarsi su uno sport dove si pedala però si nuota e si corre pure, chiedere delle distanze, dei tempi, delle gare che sono e che saranno. E così è un attimo far capannello. E’ un attimo conquistarli tutti.  C’era un volta il ciclismo che si ascoltava alla radio e si leggeva solo nelle cronache dei giornali, c’è oggi  un ciclismo più veloce che viaggia sugli streaming della rete e degli smartphone e che basta una foto su Instagram per raccontare un’emozione infinita. E il bello di un Ct è far luccicare gli occhi ai ragazzi…