sportricchiLo sport è salute ma può diventare ossessione. E’ il migliore «farmaco» per liberare la mente dai cattivi pensieri può trasformarsi nel chiodo fisso che porta a trascurare affetti e lavoro. Capita. «Il problema riguarda molte persone che si avvicinano allo sport dopo una certa età e che nello sport cercano una gratificazione, qualcosa che li faccia stare bene e che aumenti la loro autostima – spiega Fabio Vedana coach di discipline endurance già responsabile della nazionale èlite azzurra di triathlon e di quella olimpica svizzera – Seguo anche atleti amatori da dopo le Olimpiadi di Pechino nel 2008, e sempre più spesso da me si presentano persone che hanno una buona disponibilità economica e decidono che è arrivato il momento di fare nella propria vita solo le cose che gli piacciono, di dedicarsi del tempo. E lo sport, le sfide anche impegnative, diventano la strada maestra per uscire dalla monotonia e dalla routine». Si comincia con qualche corsa poi fatalmente l’asticella si alza magari con una maratona e cominciando anche a nuotare e a pedalare con un triathlon o addirittura con un ironman, la sfida più dura: 3,9 chilometri di nuoto, 180 in bici e alla fine anche 42 di corsa. «Ogni volta che un amatore viene da me per chiedere di essere allenato – spiega Vedana – lo metto subito in guardia spiegandogli che spesso queste attività di endurance creano dipendenza, sono una vera e propria droga che dà benessere ma che può anche avere l’effetto opposto. Il primo campanello d’allarme si ha quando una persona per allenarsi inizia a comprimere il tempo che generalmente dedica agli affetti. Ci sono mariti, fidanzati, papà che mettono l’allenamento prima di tutto, prima anche di andare, ad esempio, di andare a prendere la figlia a scuola o a parlare con i professori…». Sintomi precisi che si riflettono nella qualità della vita che lo sport dovrebbe migliorare e che invece peggiora: «Il secondo campanello d’allarme è la diminuzione di performance sul posto di lavoro – continua Vedana -. Succede quando riunioni, incontri, orari vengono impostati in funzione dell’allenamento quotidiano». E infine l’umore che cambia: «Sì, è il terzo campanello d’allarme – spiega Vedana -. Lo sport che dovrebbe dare felicità diventa invece fonte diretta di insoddisfazione. Per i risultati che non migliorano, per il confronto con amici e altri sportivi che riescono a fare di più. La conseguenza è un’aggressività crescente segnale preciso che non si è più in sintonia con se stessi». Qual è il segreto per non esagerare? «Ovviamente il buonsenso – spiega il coach – ma chiedersi sempre perché uno decida di fare sport. Non è importante cosa si fa, ma come lo si fa…».