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Chissà se i commissari dell’Unesco hanno pedalato qualche ora sulle colline del Prosecco prima di dichiararle patrimonio dell’umanità. Probabilmente sì. Perchè una volta che pedali qui, che fai fatica qui, che ti fermi ai ristori qui il rischio di appendere la bici in garage una volta per tutte c’è. Arrivare al traguardo della Prosecco Cycling è un po’ come arrivare al traguardo di un Ironman. Non per la fatica, che comunque è parecchia perchè i 100 chilometri da Valdobbiadene a Valdobbiadene passando da Conegliano sulla via dei colli, non danno un attimo di tregua su è giù per i vigneti. Ma perchè poi uno si chiede: “E dopo questo cosa faccio? Che gara faccio?…”. Pedalare in una granfondo così, che l’organizzatore Massimo Stefani ci tiene moltissimo a dire che non è una granfondo ma un’altra cosa che fa storia a sè ( ed è vero..),  ti lascia con un vuoto dentro. Un vuoto “buono”, un pieno di emozioni, di sapori, di profumi di uva e di vini, di colori, di fotografie che sembrano cartoline, di osterie che la domenica preparano lo “spiedo” o la “sopa coada” la zuppa di piccione con il pane raffermo, di strade bianche, di strade perfette e perfettamente chiuse al traffico: “Facciamo del nostro meglio grazie anche alle amministrazioni- spiega Stefani– Perchè la sicurezza viene prima di tutto…”. E viene bene perchè  il risultato è formidabile. Parti da Valdobbiadene e, senza andare a medie siderali, vieni raggiunto dall’auto del fine gara a sei chilometri dal traguardo, dopo quattro ore di onesto pedalare. E il risultato è fantastico perchè nel mezzo c’è tutta una corsa chiusa al traffico da godere con tutti i sensi, senza un’auto che una, senza rumori se non il frusciare delle bici e senza pericoli perchè, grazie ai tanti volontari e grazie agli alpini che qui sono di casa,  è tutto presidiato,  controllato, indicato. C’è una pettorina gialla e una penna nera in ogni punto i cui serve, ci sono transenne, fettucce e birilli bianchi e rossi a chiudere trattorie pericolose, ad evitare intrusioni. Ben fatto. Così dovrebbe essere sempre: dovrebbe essere la regola ma nel marasma delle granfondo del Belpasese ogni tanto purtroppo sfugge. E allora la Prosecco Cycling diventa la festa a pedali che ti aspetti. Un brindisi senza fine, il sedicesimo della serie, dove qualcuno “smanetta” ma molti se la godono, dove non si sgomita e non si limano le ruote. Diventa un “mangia e bevi” che spesso porta la catena sul 39 ma anche un ristoro con il Prosecco e gli scampi freschi, premio più che meritato alla fine della salita di Ca’ del Poggio dove passa anche il Giro ma che sembra più un muro del Fiandre. Oppure un brindisi con il grand cru del Cartizze dopo aver penato, e non poco,  sulle rampe della Rivetta. E si fermano tutti. Mettono i Garmin in pausa, alzano i calici,  e si prendono il tempo che serve. E’ un buon pedalare che porta sotto il Duomo di Valdobbiadene  2200 ciclisti, tantissimi dall’estero, come Robin  australiano del Queensland che è quello che arriva da più lontano. Un bel colpo d’occhio che parte con il crescendo  rossiniano del “Nessun dorma” per un record destinato a crescere perchè tra chi pedala il passa-parola vale più del marketing e da queste parti la bici si sposa a perfezione con un turismo lento e rispettoso che ti prende i tempi cronometrati solo su quattro salite. Ed è una “geniata” perchè così la gente non si scanna e non si prende troppo su serio. In gruppo ci sono anche tante facce note. C’è “El Diablo”  Claudio Chiappucci, il re della Milano-Sanremo 1991, che liquida la pratica con nonchalance perchè gli anni passano ma la classe resta. C’è Kristian Ghedina, capitano del #teamCortina2021, c’è l’x fiorettista azzurra Margherita Granbassi, che con Rossano Galtarossa, fanno sei  medaglie olimpiche in due e c’è anche Marco Saligari che il Giro lo segue in moto per la Rai e qui invece pedala. Piano o forte alla fine pedalano tutti.  Anche Piotr e Joanna, padre e figlia che arrivano dalla Polonia. Sono, gli ultimi ad arrivare al traguardo dopo poco più di 6 ore di corsa. In Piazza Marconi trovano la banda, una torta gigante, la magnum di Prosecco stappata dal presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg, Innocente Nardi e l’applauso dei volontari della Prosecco Cycling.  Beati gli ultimi…Qui funziona così.

foto: Getty Images/Donati/Padovani