miglStefano Miglietti è  «Rajil Cra»,  l’uomo che corre. Così lo chiamano i tuareg che lo hanno seguito nelle sue interminabili traversate tra le sabbie dei deserti.  Ma l’uomo che corre  questa volta nel deserto di Taragalte, nell’estremo sud-est del Marocco, non sarà solo . “Proviamoci insieme” è l’ultima sfida e  ha deciso di condividerla  con  Giulia Scovoli, 28 anni di Lumezzane che, pur riuscendo a camminare in autonomia, è nata con la spina bifida e presenta una lieve disabilità fisica alle gambe. All’inizio di dicembre i due partiranno per una traversata di oltre 400 chilometri che vedrà il 53enne ultrarunner bresciano trainare su una carrozzella la sua compagna di viaggio. Sfida nella sfida per dimostrare che ogni barriera può essere abbattuta e che, come tutte le sfide di Miglietti, avrà una finalità benefica perchè servirà a sostenere le associazioni Valtrompiacuore ed Esa, Educazione alla salute attiva. «Volevo condividere la mia nuova avventura con qualcuno- racconta Miglietti- così quando io e Giulia ci siamo incontrati  ci siamo subito intesi: le ho proposto di attraversare un deserto  e lei ha accettato senza esitazione. Certo, sara dura per entrambi perchè non l’ho invitata a fare una passeggiata in centro….” Sarà dura  perchè attraversare un deserto non è mai uno scherzo, perchè Giulia Scovoli dovrà restare a lungo seduta sulla carrozzina, anche fino a 15 ore al giorno e perchè Miglietti  dovrà  trainare un peso complessivo di un’ottantina di chili.  «Questa volta – commenta il dottor Gabriele Rosa del Centro Marathon, che da anni lo segue e lo prepara per le sue imprese.– Stefano ha voluto uscire dai soliti schemi per dare un valore sociale al suo sforzo». L’imprenditore bresciano non è nuovo ad imprese estreme ed è passato con disinvoltura dalle traversate sahariane a quelle nei ghiacci nei luoghi più freddi del pianeta: nel 2003 ha percorso 160 chilometri sui ghiacci dell’Alaska nella «Susitna 100» e nello stesso anno è stato il primo uomo ad attraversare da solo il deserto del Murzuq, 380 chilometri e 12mila metri di dislivello percorsi in sei giorni. Poi la sfida al «grande mare di sabbia» dell’Egitto, oltre 500 km in uno dei deserti più insidiosi dell’Africa dall’oasi di Farafra a quella di Siwa in completa autonomia. Un viaggio ai limiti, mai provato da nessuno seguendo le tracce di quell’armata di 50mila uomini guidata da Cambise che nel 523 a.c. scomparve inghiottita da una tempesta di sabbia. Miglietti nel 2011 ha percorso 421 chilometri non stop in 52 ore nella supermaratona del deserto del Sahara e l’anno scorso ha attraversato mettendoli insieme quattro deserti di sabbia, quello di Ezzahar, di Smar, di Chegaga e Lihoudi e gli altopiani rocciosi di Zguid e M’Hamid. Ora riparte. Riparte con Giulia Scovoli per spiegare che le barriere si possono abbattere e che con la tenacia e un amico al fianco, può superare qualsiasi limite. Per lanciare a suo modo un messaggio di speranza. E scrivono:  “Stefano può camminare così a lungo da sembrare per sempre. Giulia, che non può farlo affatto, affronta con lo stesso sguardo l’orizzonte, che va oltre le cose semplici e facili della vita. Stefano conosce il dolore fisico, Giulia altrettanto. E per questo lo rispettano, pur non temendolo…”

 

 

 

 

.  poteva essere altrimenti, visto che il fine è più nobile e ambizioso di un semplice traguardo da tagliare o un tempo da rispettare. Questa volta l’obiettivo è un messaggio: chiunque,

 

 

alla volta del territorio

 

Ma Stefano Miglietti 52anni, bresciano, imprenditore, padre di tre figli è l’uomo dei deserti anche se da sempre passa con disinvoltura dalle traversate sahariane a quelle nei ghiacci nei luoghi più freddi del pianeta.  bresciano Stefano Miglietti la confidenza con le imprese estreme di certo non manca. St

«Se vuoi – dice Giulia – puoi. Quindi mi son detta: proviamo». E «Proviamo insieme» è diventato il nome di questa sfida, presentata lunedì in Broletto, in programma tra novembre e dicembre.

«Una prova di grande impegno sportivo – afferma il vice presidente della Provincia, Guido Galperti – ma soprattutto una testimonianza forte per dimostrare che tutte le barriere possono essere abbattute».

 

 

Sarà una sfida di natura etica, insomma, ancora prima che sportiva. E questo vale anche per un’altra abitudine di Miglietti: