0marIl meteo dà freddo e neve e Omar di Felice  si sfregherà le mani  ripensando  alle sue pedalate artiche o tra i ghiacci delle nostre montagne.  Lui, tra qualche settimana si prepara a partire per la Mongolia, dove attraverserà il deserto dei Gobi, un territorio che d’inverno diventa veramente estremo con temperature che vanno dai -20 ai -40 gradi.  Partendo da Ulaanbaatar,  la città più fredda al mondo,  pedalerà verso sud raggiungendo l’ingresso orientale del deserto mongolo e tentando poi di attraversarlo in senso orizzontale: da est a ovest raggiungendo Altay, circa 2mila chilometri da percorrere senza una rotta stabilita.  Gli altri, quelli normali,  invece su preparano per un inverno l’inverno che è finalmente arrivato accompagnato da un raffica di correnti di origine polare che porteranno le temperature anche sotto zero.  E viene da chiedersi cos’altro potrebbe succedere visto che siamo a gennaio. Di solito in inverno va così.  Però per chi non è abituato a sfidare i ghiacci è un po’ più complicato fare sport.  Difficile correre ma soprattutto pedalare. Non è che non si possa. Molti pedalano lo stesso anche d’inverno, si coprono e vanno. Eroi senza macchia e senza paura. Passamontagna, copriscarpe, maglie termiche,  creme riscaldanti su piedi e mani, guanti da sci, imbottiti e mascherati, una via di mezzo tra l’omino che una volta faceva la pubblicità per la Michelin e la Banda Bassotti. Non mollano mai, non si arrendono alla pioggia ghiacciata, alla neve, alla nebbia figurarsi  alle correnti polari.  Pedalare sempre, in qualsiasi condizione e nonostante tutto per far girare le gambe e tenere allenata la volontà. E fanno invidia. Perchè uno ce la mette tutta a trovare il bello di un’uscita in bici nelle nebbie della pianura padana, a gennaio, con il freddo e le macchine che ti sfrecciano accanto. Il bello non c’è. Il bello della bici è l’estate. Sono i 35 gradi di luglio quando Nibali e compagnia scalano i Pirenei.  Sono l’aria calda in faccia, l’acqua in testa, la borraccia con il ghiaccio che si scioglie già dopo i primi 500 metri. Ed è come se avessi la maglia gialla.  Sono i segni dell’abbronzatura da muratore che quando vai in spiaggia tua moglie fa finta di non conoscerti.  E’ il bruciore del sudore negli occhi. La bici sono un body smanicato e una zip tutta aperta.  Dura poco, ma è un’emozione intensa e infinita. E quando, all’improvviso, in una discesa senti il bisogno coprirti con un giornale o con una mantellina è già tutto finito. Poi c’è chi, come Omar di Felice,  da quel punto lì invece comincia. Ma il suo è proprio un altro discorso…