fanDue anni fa Eyob Faniel aveva vinto la maratona di Venezia. L’aveva vinta perchè era andato forte e perchè, il gruppetto di atleti africani che lo precedevano, seguendo la moto dell’organizzazione, avevano clamorosamente sbagliato strada. Non dovrebbe mai capitare ma purtroppo era capitato però,  anche se aiutato dalla fortuna, lui non c’entrava nulla.  Qualcuno, evidentemente con pochi argomenti a disposizione,  aveva detto che era stato favorito perchè era l’ atleta di casa. Senza rendersi conto che solo dei folli avrebbero messo in piedi un piano così sotto gli occhi appassionati, telecamere, giornalisti per farlo vincere. In realtà il ventisettenne  vicentino di origine eritrea  già lì aveva già  fatto intuire di che pasta era fatto. Oggi a Siviglia, correndo in 2 ore 07’19,  ha spazzato via ogni dubbio ed è diventato il più veloce maratoneta italiano della storia.  Con i dovuti distinguo si mette dietro i grandi nomi del passato, veri e propri monumenti della nostra epopea sportiva,  campioni olimpici come Gelindo Bordin che nel 1990 a Boston corse in 2 ore 08’19 e Stefano Baldini, ultimo primatista nazionale che nel 2006, che  a Londra fermò i cronometri in 2 ore 07’22 e tra i primi a complimentarsi con lui. La maratona di Siviglia l’ha vinta l’etiope Mekuant Ayenew Gebre in 2 ore 04’46 (miglior prestazione mondiale stagionale) davanti al keniano Barnabas Kiptum (2h05’05) e all’altro etiope Regasa Bejiga (2h06’04) ma quella di Faniel resta un’impresa  da titoli in maiuscolo. La sua è una storia da raccontare: arrivato in Italia nel febbraio di 16 anni fa da aspirante calciatore è diventato maratoneta  con una parentesi lavorativa da manutentore di piscine finalizzata ad ottenere la cittadinanza italiana arrivata poi nell’autunno del 2015. Si è stabilito a Bassano del Grappa, nel Vicentino, vive assieme a Ilaria e dall’ottobre del 2016 è diventato papà di Wintana. Da piccolo lo chiamavano Irab, gazzella nella lingua d’Eritrea, ma nessuno si sarebbe immaginato quanta strada avrebbe fatto questo ragazzo. Non lo immaginava probabilmente Giancarlo Chittolini, storico patron della Maratona delle Terre Verdiane (ironia della sorta corsa proprio oggi a Salsomaggiore, mentre Eyob dava spettacolo a Siviglia), quando lo ha scoperto poco dopo il 2010 e allenato per un paio di stagioni prima di passarlo nelle abili mani di Ruggero Pertile. Proprio con Pertile,  un grande della maratona azzurra capace di trasmettere da allenatore tutta la tenacia e l’umiltà che aveva da atleta,  e il passaggio alle Fiamme Oro Padova si è compiuta la formidabile metamorfosi di questo ragazzo di Asmara, che ha debuttato in azzurro nel 2017 nella Coppa Europa dei 10.000 metri a Minsk  in 29:50.24. Lo scorso anno il salto di qualità con il secondo posto alla mezza maratona di Padova in aprile in 1h00:53” che lo fa diventare il quinto italiano di sempre sulla distanza. Il preludio in questo 2020 al record italiano è quello di fine gennaio, sempre a Siviglia, quando nella mezza vince in 60’44” da solo e senza lepri. «Sono davvero molto felice per questo tempo, è un sogno che s’avvera aver migliorato Baldini – ha detto al traguardo – Sono soddisfatto anche perchè nel corso della gara non ho mai avuto momenti di crisi ma solo inconvenienti come quel cane che attorno al 23esimo chilometri è entrato sul percorso e lo scontro con un atleta davanti a me al rifornimento. Sapevo di stare bene perchè nelle tre settimane di allenamento in Eritrea avevo lavorato molto bene». Ora il sogno è l’Olimpiade di Tokyo che si correrà a Sapporo. Coronavirus permettendo…