libro (1)Mai più in gruppo? Mai più tutti insieme, spalla a spalla, ruota a ruota? Niente più abbracci, pacche sulle spalle, borracce passate? Niente di niente?  Tutto cambierà, dicono. Nulla sarà più come prima e quel nulla mette insieme tutte le cose che riempiono la nostra vita. A cominciare dallo sport. Come sarà lo sport dopo il coronavirus nessuno può dirlo in questo momento.  Impossibile prevedere già solo quandosi potrà anche solo tornare a correre sulle strade o a pedalare, figurarsi pronosticare il ritorno alla normalità. Che poi, necessariamente,  sarà un’altra normalità. Perchè il tempo aggiusta le cose, le rimette in ordine,  ricrea gli equilibri. C’è sempre una nuova normalità anche nella situazione peggiore. E mi torna in mente “La Guerra del Peloponneso”, una versione di Tucidide fatta al Ginnasio che pochi giorni fa un mio compagno di liceo ha condiviso in un messaggio: “I medici nulla potevano, per fronteggiare questo morbo ignoto, che tentavano di curare per la prima volta. Ne erano anzi le vittime più frequenti, poiché con maggiore facilità si trovavano esposti ai contatti con i malati. Ogni altra scienza o arte umana non poteva lottare contro il contagio. Le suppliche rivolte agli altari, il ricorso agli oracoli e ad altri simili rimedi riuscirono completamente inefficaci: desistettero infine da ogni tentativo e giacquero, soverchiati dal male”.  Non andrà così.  Torneremo a pedalare in gruppo, a imprecare per il vento in faccia, a sudare, soffrire e a star bene. Quando tutto sarà finito ognuno avrà il suo sport. E sarà più bello di prima…

 

Lo sport è una strada innevata, un freddo cane, le foglie ghiacciate che scrocchiano sotto le ruote di una bici e un silenzio assoluto che trasforma l’argine del Ticino in uno spazio  metafisico dove la realtà è ciò che vuoi tu. Finalmente. Il senso più intimo dello sport è quello che ti tieni dentro. Senza  troppi selfie,  senza smartphone, senza squilli di trombe. E’ quello che fai per te: roba tua. Tua la gioia, tua la fatica, tuoi i chilometri, salite, discese,  pioggia e fango quando capita. E capita. Il senso più intimo dello sport è la tua storia, il tuo presente che cambia di giorno in giorno, di anno in anno. L’aspettativa che si trasforma, che diventa qualcos’ altro, diventa ciò che vuoi tu. Cambiano le sfide e gli avversari se mai ce ne sono stati. Cambiano le velocità e le distanze. Cambia un po’ anche la filosofia, perchè lo sport è soprattutto una filosofia che mette a posto un sacco di cose, di casini quotidiani, di pensieri, di “rogne”. E allora svaniscono come d’incanto le gabbie,  le griglie, i chip che non servono più. Non sono più necessari perchè la fatica e la voglia di farla non hanno bisogno di essere misurate. Si va a sensazione e non ci si prova neanche più a fermare il tempo. Niente classifiche, niente cronometri, si arriva quando si arriva ed è il tempo giusto.  Senza tagliare, senza cercare scorciatoie che non servono perchè poi i conti li fai tu ed è ovvio che non tornano. A pane e acqua,  rallentando con gli anni,  un po’ più tranquilli per non sembrare presuntuosi e patetici e perchè la ubris è un peccato di quelli che si pagano a caro prezzo, il peggio che si possa fare per inimicarsi gli dei. E allora testa bassa e pedalare come sempre. Magari non più in gruppo, in direzione ostinata e contraria ma senza esibirsi, senza fare gli sbruffoni, tosti come sempre. Però un po’ più saggi come chi conosce le salite, l’unica sfida, quella che vale, dove s’incrociano gli sguardi e dove resti sempre solo con le tue gambe. Forza e pazienza. Fiato e tenacia che non hanno tempo e non hanno età.  Fino in cima e  fino alla fine perchè in fondo basta avere e pazienza e si arriva.  E quando si va un po’ avanti con gli anni cambia il modo di vedere le cose. Eviti di sprecare tempo, fai ciò che ti piace ( o almeno ci provi), dici sempre più spesso ciò che pensi, scegli chi vedere, con chi mangiare, con chi pedalare e te ne freghi di essere di moda. Molto spesso eviti le folle. Si perchè è la folla, l’affollamento, che fa la differenza. Sempre. Così la cena è una buona cena se non devi sgomitare col vicino di tavolo al ristorante, un week end diventa un grande week end se non ti intruppi nel rientro in autostrada e una vacanza è una bella vacanza se ti ritrovi in una spiaggia vuota o  nel silenzio di una montagna, a godere di una strada deserta dove l’unico rumore è quello dei copertoncini della tua bici.  E chissenefrega se su trip advisor sono posti non pervenuti…Meglio. Quando si va un po’ avanti negli anni ci si rassegna a fare i conti con se stessi. Non è una sconfitta. E’ l’esatto contrario. E’ il meglio che possa capitare perchè la frenesia del competere, dello star davanti, del tempo da fermare su un cronometro lascia spazio all’impresa, alla tua impresa. A prescindere. Fai i conti con te stesso e resti esigente. Niente sconti, come sempre. Però al tuo ritmo, con la tua voglia, le tue forze. Con la tua soddisfazione. Una maratona, un triathlon, un allenamento lungo, un viaggio in bici diventano il terreno per  capire a che punto sei, come stai messo, cosa ti puoi concedere e fino a che punto potrai arrivare. E la tua quotidiana resa dei conti. Il bilancio della tua capacità e della tua voglia di continuare a sognare. Che che si misura nei soliti gesti:  allacciarsi le scarpe da corsa,  il casco,  la cerniera del body.  Fatica e voglia di patire il caldo, di prendere freddo e acqua in bici se capita. E capita. Di sentire il sudore che cala sugli occhi e ti fa impazzire, di aver male ai muscoli, di sentirli bruciare quando sali le scale di casa.  Funziona così. Funziona che piano piano rallenti però proprio quella lentezza ti permette di godere in pieno di una nuotata in mare, bracciata dopo bracciata. Ti permette di assaporare un lungo a piedi o in bici chilometro dopo chilometro. Sembra un miracolo vedere l’asfalto che continua a scorrere sotto le tue ruote. Sembra un miracolo trovare l’energia per pedalare 50, 100, 130, 180 chilometri,  continuare a salire quando la strada s’impenna,  arrivare al traguardo. Piano. Senza fretta. Senza strafare. Senza dover dimostrare nulla a nessuno. Senza l’idea di fare cose straordinarie se non per te stesso. Senza presunzione. Cambia la prospettiva ma non è detto che sia peggio….

 

“Lo Sport rende felici”
edizioni Il Giornale
Fuori dal Coro