piscChi fa sport e nuota da mesi sta contando le ore nell’attesa che possano riaprire piscine, palestre e centri sportivi. Ma sono ore agitate. Perchè la decisione per molti dipenderà dalle difficoltà che si dovranno affrontare per adeguare gli impianti ai protocolli di sicurezza anti-contagio. E per molte attività non sarà facile sia dal punto di vista pratico sia da quello della sostenibilità economica. I conti potrebbero non tornare: «Ci siamo preparati settimane per adeguarci al protocollo previsto a livello nazionale- spiegano alcuni gestori delle palestre lombarde- ma in Lombardia sembra non sia sufficiente. Quindi chiediamo alla Regione di ascoltarci e lasciarci riaprire. Il tempo è scaduto. Una settimana in più può essere vitale per la riapertura». E’ un coro unanime di oltre 200 tra palestre, piscine e centri sportivi, un comparto che conta circa 5.000 imprese attive a livello regionale. «Con il protocollo contenuto nell’allegato 17 del Dcpm del 17 maggio 2020 abbiamo visto uno spiraglio in fondo a questo tunnel che ci accompagna da ormai oltre due mesi- spiega Corrado Pirovano, personal trainer, formatore nel settore e titolare di due centri sportivi- ma l’ordinanza della Regione ha smorzato ogni entusiasmo e ci sta preoccupando. Seppur in condizioni particolari, eravamo pronti a ripartire osservando le disposizioni per salvaguardare la salute degli sportivi e la nostra. Nel resto del Paese le palestre sono tornate a lavorare, in Lombardia saremo costretti ad attendere almeno fino al 31 maggio. Sono e siamo consapevoli che la nostra regione sia stata la più colpita da questa pandemia, ma ci siamo fatti molte domande sul perché le palestre siano viste come l’unica via di contagio». I gestori dei centri sportivi rivendicano il massimo rispetto nell’applicazione delle misure di sicurezza e la massima attenzione al concetto di salute e prevenzione visto che altre attività, anche quelle dove non è possibile mantenere le distanze a differenza di quanto possano fare loro, hanno ripreso con le dovute cautele. «Per questo motivo abbiamo inoltrato una richiesta alla Regione Lombardia- spiega Pirovano– affinchè ascolti le nostre richieste, permettendoci di riaprire il prima possibile». A fargli eco è anche Luigi Cacciapaglia, fondatore di Wellness Vincente, una piattaforma che offre servizi di consulenza strategica ad oltre 50 centri sportivi su tutto il territorio nazionale e in particolare in Lombardia: «Sia le piccole realtà sia i centri sportivi di grandi dimensioni – spiega – si sono preparati per gestire ingressi contingentati per sanificare le strutture anche più volte al giorno e per adottare tutte le misure contenute nel decreto. Ci sono migliaia di professionisti che, in questi mesi, hanno aiutato le persone a tenersi in forma on-line anche gratuitamente, ma adesso, con tutta l’Italia che riparte, vorremmo anche noi poter tornare a lavorare. Da sempre abbiamo avuto un occhio di riguardo su igiene e sanificazione degli ambienti e degli attrezzi, oggi possiamo continuare a farlo con ancora più attenzione. Tre mesi di chiusura metterebbero fuori dai giochi moltissime realtà e questa è l’ultima cosa che ci auguriamo».