triParlando di ripartenza dopo il coronavirus scrive il grande direttore Marco Sbernadori su Triathlete in edicola questo mese “che un conto è allenarsi sui rulli, correre su un tappeto fare le scale di casa come tanti hanno fatto durante il lockdown, altro il contatto diretto con il terreno, con la strada con l’acqua…”. Insomma fare triathlon sul serio. Ed è un po’ come  l’asettica lettura di un libro, di una rivista o di un giornale su un schermo. Manca il piacere tattile, manca il profumo delle pagine, il piacere d sfogliarle. Manca molto. Non tutto, ma comunque il meglio si perde. Bello l’ultimo numero di Triathlete che sta lì, paziente, sulla mia scrivania in redazione. E’ la magia delle riviste di carta. Che non hanno fretta di essere consumate, archiviate in un pc che le farà sparire.  Un po’ come le foto digitali. Le riviste di carta durano. Dai loro  un’occhiata vorace appena te le ritrovi tra le mani fresche di stampa, leggi qualche titolo e poi le riponi quasi a conservarti il meglio, il gusto di sbocconcellarle piano piano come le buone pietanze. Leggere sulla carta è un rito antico.  Ma non solo leggere. E’ un rito antico l’attesa del nuovo numero,  andare a comprarlo in edicola, metterlo lì sul tavolino del salotto accanto al divano, sulla scrivania ma anche in bagno.  A portata di mano che significa non subito, non di fretta,  non il tempo di un like o di una condivisione.  Perchè leggere vuol dire prendersi il tempo che serve che non è quello indicato al fondo degli articoli che si trovano in rete: tre, quattro, sei minuti…troppo. Chi legge sulla carta ha i suoi di tempi e non ha distrazioni,  notifiche,  messaggi, link che ti rimandano chissà dove. Se la gode la lettura, magari con un po’ di musica in sottofondo e una buona tazza di caffè.  E poi legge, rilegge,  a volte ritaglia, spesso sottolinea e prende appunti. Che a una certa età servono a ricordare, a capire, a ritrovare magari dopo qualche mese, qualche anno  cose che non si vogliono perdere, emozioni che restano sottopelle. Sì perchè, in genere, chi compra le riviste di carta molti numeri li conserva pure. Restano lì perchè forse è un rito anche quello o semplicemente perchè la carta non è come un link che lo archivi e non lo trovi più, svanito nell’immaterialità di una rete infinita e impalpabile. La carta resta, , ci si affeziona,  scolorisce, sgualcisce, ti emoziona. La carta è un’altra cosa. La carta canta. La carta vive…