vfPiano piano…Andando su regolare, come  dicono tutti i ciclisti quando la fatica è tanta e le gambe cominciano a far male. Piano piano dal ponte del Volturno di Cerro al Volturno, nell’Alto Molise, fino ai 1500 metri di ValleFiorita, un altopiano sulle Mainarde dove dire che non c’è nulla  non è un frase fatta. Ventiquattro chilometri cercando la cima, cercando il momento in cui la strada scompare e immagini che dall’altra parte la salita sia finita e ci sia il tuo premio. Prima piano, poi dolcemente dal bivio della Cartiera fino a San Vincenzo, poi dura da Pizzone dove ti accoglie un bel cartello che ti dice che stai entrando nel Parco d’Abruzzo, che ti informa che questa è una zona di grande pregio ambientale. Ma non c’è il tempo per apprezzare, per rendersene conto. Venti tornanti che scorrono sotto le tue ruote  con una lentezza esasperante. Uno, due, tre…non passano mai. E non passa una macchina. Senti solo il rumore del vento che ovviamente ti soffia in faccia e del respiro dei tuoi compagni di fatica.  Piano piano, regolare che più regolare non si può. Con la breccia che scrocchia sotto i tasselli delle gomme, con la catena che cerca di andare all’insù alla ricerca di un rapporto più leggero che però non arriva. Finiti. ValleFiorita non è una valle. Contrariamente al suo nome è una bella cima che, se si sale in bici, va conquistata. Con la pazienza che serve e con la testardaggine necessaria. Perchè la voglia di girare la bici e tornare giù ogni tanto ti viene, soprattutto se sei rimasto senz’acqua. Ma sarebbe un peccato. Passi il cartello del ventesimo tornante, fai un pezzetto di discesa che ti fa credere che sia finalmente finita e , dopo l’ultimo vigliacco strappetto, ti si apre un altopiano che ti ripaga di tutto. Un chilometro e mezzo di pianura, di verde, di montagne  mucche e cavalli che pascolano beati. Non c’è nulla ed è questa la magia. A parte un gruppo di boyscout e una fontanella di acqua freddissima e buonissima. Ma è quanto ti serve per sentirti in paradiso.