paola“Rispettate i ciclisti…State a un metro e mezzo quando li sorpassate…” Così sta  scritto sui cartelli gialli che Paola Gianotti, in questa sua settimana di girovagare in bici sulle strade del Piemonte, sta mettendo con sindaci e assessori all’inizio di molti Comuni che sposano questa sua battaglia di sicurezza iniziata due anni fa al Giro d’Italia. Pedala Paola. Pedala da sempre con tenacia e con passione, doti che l’hanno portata a fare il giro del mondo in bici e per ben tre volte nel Guinnes mondiale dei primati. Non solo. Da quando ha abbandonato, qualche anno fa, il suo lavoro da manager in una azienda per andare dove la portava il cuore,  in bici ha messo insieme decine di migliaia di chilometri sulle strade del mondo sostenendo buone cause e battaglie di sicurezza. E i cartelli gialli sono solo l’ultima tappa di un lungo viaggio che continuerà.  Che andrà oltre. C’è chi dice che che i cartelli che ricordano di rispettare chi pedala non servano a nulla. Può darsi. Può essere che chi non vuole vederli non se ne accorga neppure. Ma non è questo il punto. Su quei cartelli c’è molto di più che un’indicazione, c’è la voglia di far incontrare mondi lontani e ostili, c’è il seme di una cultura ciclistica che si fa sulla strada dove oggi troppo spesso ancora si “combatte” una guerra senza senso.  Su quei cartelli c’è un invito affinchè ognuno faccia la sua parte perchè incroci, semafori, precedenze, discese non fanno sconti a nessuno e basta una volta per pagare il conto finale. C’è lo stimolo ad andare  oltre l’assurdo dibattito che vede auto contro bici e bici contro auto,  categorie spesso interscambiabili  che portano a ragionare con la  pancia, a recriminare a insultare. Che non portano a nulla.  Sempre la stessa litania, sempre le stesse cose, sempre il solito inconcludente confronto. Su quei cartelli gialli c’è scritto di “accendere il cervello”, c’è  l’ appello alle associazioni dei ciclisti, alle società sportive, ai giornalisti, ai privati cittadini a sostenere la ciclabilità dove si decide: nei consigli comunali, nei dibattiti pubblici, negli incontri, anche nelle riunioni di condominio. Si cominci a pretendere che amministrazioni, sindaci, governatori si occupino di mettere a posto strade, segnaletica, incroci. E non è detto che ci si debba battere solo per per le piste ciclabili, non servono battaglie talebane, non servono colpi di mano ma un chiaro confronto che spieghi come la mobilità sia tolleranza e rispetto di regole che valgono per chi va in auto ma anche per chi pedala. Si cominci a chiedere agli allenatori che portano i ragazzi ad allenarsi in strada di spiegar loro cosa devono fare, come si devono comportare, che siano educati e prudenti. Regole chiare. Si cominci  mettere un freno a quelle  Granfondo (non tutte per fortuna) che sono diventate sfide assurde per “incistati”, per ex agonisti bolliti  pronti a tutto, anche a doparsi, sfide esasperate che portano ad un pensieri ed azioni esasperate… Ecco dietro quei cartelli che Paola Gianotti sta mettendo sulle strade del Piemonte ci sono un bel po’ di queste cose.  E da li si comincia…