trioTra mille difficoltà, tra mille incognite, tra mille speranze domani il triathlon riparte. Tre gare da Arona a Lodi fino ad Alpago in una giornata che non sarà qualunque, che potrebbe diventare lo spartiacque per ciò che è stato e ciò che sarà. Dopo il Covid ( che ancora c’è…) nulla sarà più come prima e non è purtroppo un modo di dire. Nella vita come nello sport, come nel triathlon la legge è diventata quella dei protocolli. Rigidi, inflessibili spesso incomprensibili e difficili da tradurre in quelle che sono le esigenze quotidiane di una vita di relazione o di una gara. Ma tant’è. E così la parola d’ordine per chi organizza, per chi gareggia, per chi fa il tifo è quella del distanziamento, ovviamente con tanto di mascherina indossata. Così stabilisce la Federazione e cosi s’ha da fare.  Distanti quando si vanno a ritirare i pacchi gara, distanti quando si entra in zona cambio, distanti quando ci si tuffa, distanti quando si pedala e quando si corre.  Distanti ovviamente anche ai ristori dove non ci saranno più vaschette con barrette spezzate, banane e mele sbucciate o bicchierini di integratori e di acqua gentilmente offerti da volontari. Sarà tutto self service con  snack e bottigliette rigorosamente chiusi e sigillati.  Niente  chiacchiere, nessun assembramento, niente scie in bici, nulla di nulla. Abolite anche docce, ristori, premiazioni e classifiche: niente podi, niente carta, tutto on line… Va così. Così deve andare se si vuole ripartire e lo sport, abituato al sacrificio, con senso di responsabilità si adegua. Sarà un altro sport, sarà tutta un’altra storia con nuove gare e nuovi “eroi” che da domani non saranno più solo gli atleti che gareggiano, vincono, portano in gara le loro storie e e le loro emozioni, le loro rivincite.  Da domani, comunque vada, sarà un po’ eroe anche chi le gare le organizza, chi ci prova a far ripartire lo sport, chi si mette in gioco magari scommettendo in proprio. Sperando che sia questa la via e soprattutto che serva. Perchè le incognite sono tantissime e il rischio è anche quello di sentirsi un po’ cornuti e mazziati nel rispettare regole e protocolli che  sulle spiagge, nelle vie della movida, nelle strade o sui mezzi pubblici ormai non rispetta quasi più nessuno. Come se l’emergenza Covid per lo sport fosse più emergenza che altrove…