Non c’è stato nessun chiarimento in cima, come annunciava stamattina l’Equipe. La quarta tappa del Tour 107, la prima con arrivo in salita a Orcieres-Merlette, serviva a capire il livello dei favoriti e lo sloveno Primoz Roglic, scortato in maniera perfetta dal team della Jumbo Visma, ha lanciato un chiaro avvertimento ai rivali sul suo stato di forma e di quanto possa essere complicato tenergli testa. Ma nulla di più. Una tappa di montagna che finisce con una volata quasi di gruppo è una tappa “moscia” nonostante l’esaltazione di chi commenta in tv. E’ successo poco quindi meglio non esagerare con gli aggettivi se no poi, quando il bello verrà davvero, sarà difficile trovarne. Ma il Tour è il Tour a prescindere e un po’ ci fa invidia anche se non succede niente. Perchè i francesi se lo tengono da conto, come gli inglesi con Wimbledon. Il Tour è il Tour nonostante il Covid, nonostante i contagi che in Francia non accennano a calare, nonostante la bolla che  lo rende sterile…E allora i francesi, che una volta s’incazzavano, ora se ne fregano e tirano dritto un po’ per dimostrare al mondo che (come sempre) sono i migliori nel solco di uno sciovinismo che non si gretola neppure col passare dei secoli e un po’ ( più di un po’) perchè il business è business e a un giro di sponsor da 200 milioni, euro più euro meno, non  si rinuncia a cuor leggero. E allora il Tour va e chi lo  vince resta nella storia anche se poi magari lo cancellano.  Va con la sua carovana,  i suoi riti, con il suo traguardo finale sui Campi Elisi che guai a toccarlo, con un Paese che per tre settimane si muove con la corsa, vive con la corsa, respira e sussulta con la corsa. Tv e giornali compresi. Così  hanno costruito il mito della Grand Boucle, terzo evento sportivo al mondo dopo i mondiali di calcio e le olimpiadi.  Da noi, col Giro non va così, bisogna rassegnarsi. Noi continuiamo pure ad appassionarci alle vicende di Tonali che il Milan ha soffiato all’Inter o alle fatiche del Napoli in ritiro a Castel di Sangro…