“Il 25 marzo 2023, quando sarà finito tutto questo, mi troverà al San Raffaele di Milano, dove ho vinto un concorso del 2016”. Così, su Libero, oggi il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri parla del suo ritorno alla professione  una volta terminata la propria esperienza politica. Scelte insindacabili, ci mancherebbe, che gli fanno onore perchè finora si è sempre dimostrato sul pezzo e perchè manifestano la volontà non voler continuare a vivere in Parlamento vita natural durante quando non si ha più molto da dire o da fare.  Le scelte su cui invece qualcosa da “sindacare” c’è sono quelle che, con l’ultimo dpcm, il presidente Giuseppe Conte, il suo governo (quindi i suoi ministri e i suoi viceministri) stanno prendendo  per fronteggiare una pandemia che, obbiettivamente, non è facile da fronteggiare. Non si parla i lockdown ma da oggi  per scuole,  bar,  ristoranti e per molti altre attività è arrivato un mezzo stop che in realtà è uno stop completo perchè per la maggiorparte è più conveniente tener giù le serrande tutto il giorno che aperte a metà.  Un discorso a parte merita lo sport: palestre, piscine, centri sportivi, campi, campetti di allenamento insomma tutto quel movimento di dilettanti, appassionati, ragazzi, ragazzini che sono la base di un movimento fondamentale per la crescita del movimento sportivo agonistico nazionale  ma soprattutto per la crescita sociale, culturale e civile di un Paese. Chi governa, purtroppo,  si ostina a considerare lo sport di base come lo sfizio di un manipolo di fissati un po’ avanti con l’età e che non vogliono invecchiare, l’attività a tempo perso per buttar via qualche chilo o i sensi di colpa, la zona di parcheggio utilizzata dalle famiglie che non sanno dove  lasciare i figli. Così ovviamente non è ma soprattutto palestre, piscine, impianti sportivi sono essi pure lavoro con aziende strutturate,  imprenditori che hanno investito,  stipendi, dipendenti che tengono famiglia e via così. Chiaro quindi che se con un dpcm si decide di chiudere tutto perchè così impone l’emergenza sanitaria uno prova a farsene una ragione ma soprattutto spera che, prima di arrivare ad un passo simile, chi doveva decidere ci abbia pensato non una ma mille volte. Pensa a riunioni infinite, vertici, febbrili scambi di pareri, di informazioni, di dati. A unità di crisi, contatti tra le segreterie dei ministri, dei viceministri. Insomma pensa….  E allora torna in ballo il viceministro Sileri di cui si parlava all’inizio.  Perchè stamattina su Radio 24, interpellato sulla chiusura di palestre e piscine e sulla relazione tra queste attività sportive e la diffusione del contagio ha ammesso con candore che lui i dati proprio non li aveva visti: ” Immagino che siano in possesso del Comitato tecnico scientifico ma io non li ho visti- ha spiegato- Vengono presentati tra il giovedì e il venerdì ma l’analisi accurata delle varie attività divisa per settore immagino sia in seno al Cts, io ricevo delle analisi generali. Al Cts e all’Istituto Superiore di Sanità arrivano i dati prodotti dalle Regioni, immagino abbiano tutte le attività di contact tracing che consentano di capire dov’è l’origine del contagio e stabilire i rischi stimati». Immagino, credo, penso…Tutti verbi che stonano con decisioni così gravi. Che magari non prende Sileri in prima persona ma che comunque è tenuto a conoscere perchè per ora è ancora il viceministro della Salute non un medico dipendente del San Raffaele che è passato al Ministero per salutare gli amici.