Di sicuro Mitt Romney non si è ancora ripreso dalla batosta del 6 novembre scorso. Ora veniamo a sapere che (forse) neanche avrebbe voluto candidarsi. Lo rivela uno dei suoi cinque figli, Tagg Romney, in un’intervista al Boston Globe. “Non ho mai incontrato qualcuno che volesse così poco essere presidente. Non aveva alcuna voglia di candidarsi. Se avesse potuto trovare qualcuno per rimpiazzarlo, sarebbe stato felice di cedergli il posto” aggiunge Tagg, precisando che il padre è una persona riservata che tiene molto alla tutela della propria privacy. “Vuole molto bene alla sua famiglia e vuole trascorrere del tempo con lei, ha una grande fede in Dio e adora il suo Paese, ma non gli piace essere al centro dell’attenzione”. Ma è possibile anche solo pensare che un uomo che è stato prima governatore del Massachusetts e per due volte ha tentato la scalata alla Casa Bianca sia uno schivo di natura, che non ama essere al centro dell’attenzione?

Secondo quanto racconta suo figlio Tagg, dopo aver fallito la conquista della nomination repubblicana nel 2008, Romney aveva detto alla sua famiglia che non si sarebbe più presentato. Ma furono sua moglie Ann e proprio lui, Tagg, a convincerlo a riprovare. E il secondo tentativo nacque subito male. Romney, infatti, dovette prendere atto di non poter contare su uno dei suoi fedelissimi, Mike Murphy, l’uomo che lo aveva aiutato a diventare governatore del Massachusetts.

Dovendo scegliere un nuovo stratega Romney si affidò a Stuart Stevens, che con lui aveva collaborato già nel 2008. Tagg Romney racconta che fu proprio Stevens a convincere Romney di attaccare duramente il presidente e di puntare il dito sulla forte crisi dell’economia. Il candidato repubblicano, tutto proteso alla “demolizione “dell’avversario, ridusse ai minimi termini la propria narrazione di “uomo del fare”. Secondo alcuni questa è stato un imperdonabile errore d’immagine.che gli ha solo fatto perdere voti nella classe media. “Quando si è a un colloquio per un posto di lavoro non si mostrano le foto di famiglia”, aveva detto Stevens, sicuro di sé come non mai, per giustificare la sua strategia per la campagna elettorale. L’influenza di Stevens fu così forte che anche dopo la sconfitta Romney continuò ad accusare Obama di aver vinto (solo) grazie ai regali offerti agli elettori.

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