Con il nuovo film di Steven Spielberg si è tornati a parlare di Abraham Lincoln, il presidente degli Stati Uniti che pose fine alla schiavitù e difese lo stato federale sconfiggendo i sudisti nella Guerra di Secessione. E che in una frase molto breve, pronunciata a Gettysburg nel 1863, sintetizzò memorabilmente il suo credo: “La democrazia è il governo del popolo, dal popolo, per il popolo”.

A Roma per la presentazione della pellicola, con il protagonista Daniel Day-Lewis, Spielberg ha ricordato quella che, a suo dire, era la più grande qualità dello statista americano: “Sapere ascoltare anche gli oppositori, questa è la grande lezione di Lincoln”. E fu grazie anche ai compromessi – e ad altre forme più o meno accentuate di machiavellismo – che Lincoln riuscì a cambiare la Costituzione e ad abolire la schiavitù, mentre gli stati del Nord e del Sud erano stremati dalla Guerra Civile. “Secondo medice Spielberg in un’intervista al Tg1lo scopo principale della democrazia è di portare le cose a buon fine. Lincoln ha avuto una straordinaria occasione per unire il Paese e sconfiggere la schiavitù. Insomma ha vissuto un tempo non ordinario e dunque si può anche capire che abbia utilizzato metodi non proprio legali per ottenere il suo risultato”.

Nel film si ricorda come Lincoln, per far approvare l’emendamento che aboliva la schiavitù, non esitò a suggerire al segretario di Stato di utilizzare terze persone che, a suon di posti di lavoro e dollari, riuscirono a convincere anche i senatori più recalcitranti a votare per il sì. Un vero e proprio voto di scambio, anche se giustificato da un fine nobilissimo.

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