Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, i due fratelli ceceni responsabili della strage di Boston, avevano pianificato di compiere il loro attentato nella data più importante per gli Stati Uniti, il 4 luglio, giorno dell’Indipendenza. Come scrive il Washington Post i due avevano in mente  far scoppiare le bombe in quel giorno di festa nazionale, lungo le sponde del Charles River, a Boston. Lo fa sapere Dzhokhar, il più giovane dei fratelli e l’unico che è sopravvissuto (l’altro, il maggiore, è rimasto ucciso in una sparatoria con la polizia). Perché dunque, se l’attacco era stato programmato per il 4 luglio, fu anticipato al 15 aprile, giorno della maratona nella capitale del Massachussets? La risposta, a quanto pare, è di una banalità disarmante: la fabbricazione degli ordigni, compresi quelli nelle pentole a pressione, avvenne in tempi molto più rapidi rispetto al previsto.

Dzhokhar ha riferito agli agenti dell’Fbi che lui e suo fratello furono influenzati dai sermoni online di Anwar al-Awlaki, l’ingegnere statunitense, naturalizzato yemenita, membro di spicco di al Qaeda, rimasto ucciso nel settembre 2011 da un attacco aereo messo in atto dai droni. Ma cos’è che ha spinto i due fratelli a compiere l’attentato? Nelle sue risposte scritte sui fogli di carta degli agenti federali (essendo stato ferito alla gola Dzhokhar non può parlare) il giovane ceceno afferma che alla base di tutto c’era la volontà di colpire gli Stati Uniti, come risposta alle azioni militari in Iraq e Afghanistan e ciò che i due fratelli vedevano come una più vasta cospirazione contro i musulmani.

 

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