L’Irs (Internal Revenue Service – Agenzia delle Entrate degli Stati Uniti) ha effettuato controlli su diversi gruppi conservatori seguendo “criteri inappropriati”. Dice questo il rapporto del Treasury Inspector General, l’organizzazione federale che indaga su uno scandalo che ha messo in fortissimo imbarazzo la Casa Bianca. Secondo il rapporto, infatti, i controlli degli agenti del fisco si sono concentrati sugli stessi gruppi per oltre 18 mesi. E c’era un’attenione quasi maniacale nell’esaminare ogni associazione che avesse nella ragione sociale le parole “Tea Party”, “Patriots”, “9/13 Projects”, o che fossero fortemente critiche (nei loro documenti) nei confronti dell’amministrazione Obama. Tutte le pratiche che rispondevano a questi criteri (più politici che altro) erano catalogate con la dicitura “Bolo” (Be On The Outlook), che stava a indicare la necessità di effettuare un esame molto più approfondito. Insomma, controlli fiscali a tappeto dettati da motivazioni politiche più che economiche e contabili.

Per uscire dall’angolo Obama, che a caldo aveva promesso tolleranza zero, una volta emerse le prove delle discriminazioni subite dai gruppi conservatori, ha rilasciato una dichiarazione dai toni molto duri: I responsabili saranno puniti, queste cose non devono accadere mai più”. Le parole del presidente arrivano poche ore dopo la pubblicazione del rapporto d’inchiesta del Tesoro. “Ho avuto ora l’opportunità di leggere le conclusioni di questo rapporto sul personale che ha inappropriatamente messo nel mirino gruppi conservatori sul fronte fiscale. Quanto è emerso è intollerabile e imperdonabile. Il governo federale ha sempre l’obbligo di agire in modo da meritarsi la fiducia dei cittadini, è ciò è ancora più importante per l’Agenzia delle Entrate, che deve sempre agire in modo equo imparziale. I suoi impiegati devono comportarsi con assoluta integrità. Il rapporto – attacca Obama – ha dimostrato che alcuni di loro non sono stati all’altezza. Ho già dato indicazioni al ministro Jack Lew di punire i responsabili e che vengano accolte le raccomandazioni degli ispettori perché tutto ciò non accada mai più. Al di là del fatto che queste azioni fossero autorizzate, in ultima analisi, erano sbagliate. Servire il pubblico è un privilegio solenne. Mi aspetto che tutti coloro che lavorano nell’amministrazione federale mantengano i più alti standard etici e morali. Così come fa il popolo americano. E come presidente intendo assicurare che i nostri dipendenti pubblici seguano questo livello di condotta ogni giorno”.

Basteranno queste rassicurazioni a placare lo sdegno dei repubblicani? Di certo non è un periodo facile per Obama, chiamato in queste ore a spegnere l’incendio delle polemiche per lo scandalo delle intercettazioni dei telefoni dei giornalisti dell’Associated Press. Un episodio molto grave per la libertà d’informazione, anche se c’era di mezzo la sicurezza nazionale.

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Si infiamma la polemica politica. Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, alza la voce: “L’Agenzia delle Entrate ha ammesso i suoi errori: ora la domanda che ci dobbiamo fare non è chi si deve dimettere, ma chi dovrà andare in galera”.

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