C’è una cosa su cui Stati Uniti e Cina sono d’accordo al 100%: la Corea del Nord dovrebbe essere denuclearizzata. Lo ha reso noto Tim Donilon, consigliere di Barack Obama per la Sicurezza Nazionale al termine del vertice Obama-Xi Jinping. Ma c’è stato un punto che ha creato frizioni nel summit: il problema della cyber sicurezza (gli attacchi informatici). Se non viene affrontato seriamente, ha detto Obama al suo omologo cinese, ci saranno ancora problemi nelle relazioni Usa-Cina. Un duro monito quello di Obama, che in casa deve fronteggiare le feroci polemiche derivanti dallo scandalo sulle intercettazioni (telefoniche e informatiche). Obama chiede lo stop degli attacchi informatici, Xi Jinping replica che anche Pechino è vittima degli hacker. Sembra una partita di ping-pong. Al di là dei sorrisi e delle strette di mano c’è stata qualche scintilla nell’incontro al vertice. E’ vero, l’incontro non era ufficiale. Ma il fatto che, alla fine, non ci sia stata alcuna dichiarazione congiunta, tranne una (sul cambiamento climatico) fa capire che c’è (stato) qualche dissidio.

A infastidire Obama, che nel vertice voleva alzare la voce con Pechino, c’è stato un altro scoop del Guardian (il giornale inglese che per primo ha tirato fuori il caso Nsa delle telefonate spiate): nell’ottobre 2012 Obama avrebbe emanato una direttiva (ovviamente segreta) in cui chiedeva ai servizi segreti di preparare una lista di possibili bersagli da colpire (a livello informatico) in caso di cyber guerra. In tempi non sospetti, dunque, la Casa Bianca si preparava a colpire, in uno scenario di guerra vera e propria, sia pure soltanto elettronica, ma dagli effetti ugualmente distruttivi. Poi è stato pubblicato un altro documento riservato: si parla del Boundless Informant (informazioni illimitate), un potente mezzo per registrare ed analizzare da dove provengono i dati di intelligence, con una mappa che fornisce Paese per Paese di tutto il mondo l’ammontare di informazioni ottenute dalla rete dei computer e dei telefoni. Nel solo mese di marzo questo sistema ha raccolto 3 miliardi di informazioni di intelligence dalla sola rete dei computer statunitensi, sui 97 miliardi ottenuti nel resto del mondo. Informazioni divise in categorie la qualità delle informazioni raccolte ed assegna ad ogni Paese un livello di interesse.

Il Paese più analizzato o spiato è l’Iran, da cui sempre solo a marzo sono stati ottenuti 14 miliardi di informazioni. A seguire il Pakistan, con 13,5 miliardi di report, i 12,7 della Giordania (in teoria uno dei più stretti alleati degli Usa), quarto l’Egitto con 7,6 miliardi e quinta l’India con 6,3 miliardi.  La mappa del sistema indica con un sistema a colori (dal verde i Paesi meno spiati dagli Usa – categoria in cui ricade l’Italia – passando attaverso il giallo – tra cui a sorpresa in Europa figura la Germania – e l’arancione, fino al rosso quelli più seguiti).

“In questa settimana – ha detto James Clapper, responsabile dell’intelligence Usa – abbiamo assistito a irresponsabili fughe di notizie da parte di media sull’operato della nostra intelligence. Purtroppo non tutti gli errori si possono correggere senza diffondere altre informazioni riservate”. Poi assicura: “Non è una collezione di dati segreta ma un sistema informatico interno al governo, per garantire la sicurezza degli americani”. Intanto, fanno sapere i vertici dell’intelligence, è stata avviata un’indagine formale attorno alla fuga di notizie riguardo le attività della National Security Agency.

 

 

 

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