Sulla crisi Ucraina sembra di essere tornati alla Guerra fredda. Stati Uniti e Russia si scontrano, diplomaticamente, senza esclusione di colpi. Intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il segretario di Stato John Kerry ha ribadito che gli Usa e l’Unione europea sostengono il popolo ucraino nella sua lotta per avvicinarsi al Vecchio continente: “Stanno combattendo per il diritto di associarsi con partner che li aiuterebbero a realizzare le loro aspirazioni. Ritengono che il loro futuro non dipende solo dal loro paese”. Stando ben attento a non citare il governo di Mosca in modo esplicito, Kerry ha aggiunto che gli altri Paesi non dovrebbero considerare l’integrazione europea dei loro vicini un processo che li danneggia. “In realtà la lezione dell’ultimo mezzo secolo è che possiamo raggiungere molto di più quando Stati Uniti, Russia ed Europa lavorano insieme”. Kerry ha poi tenuto a precisare che “non bisogna sbagliarsi, continueremo a dire apertamente quando i nostri interessi o valori sono minati da qualche Paese nella regione”. E ha fatto riferimento a un “trend inquietante” verso il dispotismo nei governi dell’Europa centrale e orientale.

Al ministro degli Esteri dell’Ucraina, Leonid Kozhara, il segretario di Stato ha chiesto quattro cose: rilasciare i prigionieri politici, affrontare il peggioramento della situazione dei diritti umani, salvaguardare i principi democratici e formare un governo tecnico che possa affrontare i problemi economici del Paese e le aspirazioni europee dei cittadini. A margine della conferenza Kerry ha incontrato i leader dell’opposizione, Arseniy Yatsenyuk, Vitali Klitschko e Petro Poroshenko. Secondo quanto fa sapere il dipartimento di Stato Usa ha incoraggiato l’opposizione a rimanere unita, invitandola a portare avanti i colloqui con il governo ucraino.

La Russia replica con fermezza invitando gli Usa e l’Ue a condannare le violenze in Ucraina invece di criticare il governo di Kiev. “Le manifestazioni sempre più violente sono forse democrazia?”, si è chiesto a Monaco il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. “Perché non sentiamo parole di condanna di coloro che occupano gli edifici governativi, attaccano la polizia, torturano i poliziotti e utilizzano slogan razzisti e nazisti?”. E ancora: “Perché tanti politici europei incoraggiano azioni del genere mentre, a casa loro, non esitano a punire qualsiasi violazione della legge?”. E ha concluso in questo modo:  “L’Ucraina deve poter scegliere senza essere sottoposta a pressioni esterne”. Lavrov ha ragione: le pressioni esterne ci sono eccome. Ma non arrivano solo dagli Stati Uniti e dall’Ue. Lo zampino di Mosca è sin troppo evidente. L’unica soluzione è quella di far scegliere direttamente al popolo. Evitando (oltre che i brogli)  inutili spargimenti di sangue.

 

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