Non ha gradito l’accusa di essere un ritardatario cronico. Così, per togliersi un sassolino dalle scarpe, ha deciso di prendere di mira un politico “puntuale”, l’ex presidente George W. Bush. “Io ritardatario? George Bush era puntuale, e guardate come ha lasciato il Paese”.  Il sindaco di New York, Bill de Blasio, usa questa battuta velenosa per rispondere a chi lo criticava, in primis il New York Times, che lo ha intervistato per fare il punto dei suoi primi cento giorni.  Il quotidiano scrive che il sindaco arriva agli appuntamenti sempre con almeno un quarto d’ora di ritardo, ma a volte si fa attendere anche per un’ora. Per l’intervista si è presentato – puntualizza il Nyt – con 35 minuti di ritardo. La risposta di de Blasio non si è fatta attendere: “La puntualità è troppo sopravvalutata, non credo vada trattata come un falso idolo. L’importante è fare le cose per bene”. Poi aggiunge la stoccata: “George Bush era puntuale, e sfortunatamente ha lasciato il Paese in condizioni peggiori di come l’aveva trovato”.

La conversazione con il giornalista, avvenuta a metà pomeriggio, è stata interrotta da una “sosta” in una vicina pizzeria. De Blasio, sempre di corsa tra un impegno e l’altro, aveva un certo appetito da placare. Il sindaco difende i suoi primi cento giorni dicendo che, nonostante alcuni errori di sottovalutazione, la sua amministrazione si è battuta per combattere la disuguaglianza. Ha lamentato, poi, alcuni problemi di comunicazione (difficoltà a veicolare le cose su cui sta lavorando), dicendo di aver fatto presente il problema ai suoi collaboratori.

Nell’articolo del Nyt emerge qualche dissapore tra de Blasio e il governatore Andrew Cuomo in materia fiscale. Cuomo, democratico ma meno a sinistra del sindaco, avrebbe boicottato la proposta di Cuomo di far pagare più tasse ai ricchi. E così il sindaco ha dovuto optare per una linea più soft, andando a prendere quei soldi in un altro modo (con misure che non richiedono l’approvazione dell’autorità statale): “Ci concentriamo su ciò che possiamo fare per la nostra gente con gli strumenti che abbiamo a disposizione”.

Criticato per il suo approccio alle scuole charter (scuole pubbliche liberate dall’obbligo di applicare i programmi e i regolamenti che disciplinano le scuole tradizionali).e la lentezza delle nomine del personale, de Blasio sta cercando di recuperare il tempo perduto, concentrandosi soprattutto per superare i dissidi con Albany (la capitale dello stato di New York) e concentrarsi su questioni importanti come alloggi a prezzi accessibili e l’aumento dei salari dei lavoratori. I sondaggi per ora sono abbastanza buoni: la metà (più o meno) dei newyorkesi approva l’operato del sindaco, il 31% disapprovava e il 19% non sa dare un giudizio. Lui però non si accontenta, vuole di più. Vuole lasciare il segno. Ci riuscirà?

 

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