Il New York Times insinua che la mamma di Jeb Bush sia poco convinta della discesa in campo del figlio nella corsa per la Casa Bianca. Ma le sarebbe stato vietato di esprimersi pubblicamente. A spingere alla “battaglia” il fratello minore dell’ultimo presidente repubblicano degli Stati Uniti, George W., c`è tutto il clan di famiglia e il loro potente network politico, con la sola eccezione di Barbara. Il padre e il fratello di Jeb, invece, sarebbero i principali sostenitori dell’idea di perpetuare la dinastia politica dei Bush.

George Bush senior ha sempre pensato che Jeb avrebbe avuto un brillante futuro politico. Non lo pensava, invece, del suo primogenito, George W. Appena sei anni fa, dopo la fine della sua presidenza, questo scenario sarebbe sembrato impensabile. In una intervista dal Texas con la Abc, il figlio George P. Bush ha definito “più che probabile” una candidatura paterna: “Se me lo aveste chiesto anni fa avrei risposto improbabile”. Dopo i problemi dell’amministrazione Obama e soprattutto le profonde divisioni interne al partito repubblicano, la destra americana torna ad avere voglia di Bush. Un nome considerato una garanzia politica. Anche perché Jeb è sempre stato considerato il più intelligente dei fratelli.

La candidatura di Jeb dunque non è impossibile, come riconosce il quotidiano di New York. E da mesi sta lavorando una fitta rete di consulenti, esperti e amici di famiglia. Secondo Jim Mc Grath, un portavoce di Bush padre, la famiglia “è molto sensibile all’idea che qualcuno possa pensare che una nomination gli sia dovuta”. Questa percezione, però, finirebbe con l’avvelenare l’eventuale candidatura di Jeb. Nessuno deve mai pensare che sia un risultato dovuto. Jeb deve (se vuole) candidarsi, correre e possibilmente vincere le primarie del Gop. Ma nessun regalo per lui.

L’ex goverantore della Florida che dice? Ha già fatto sapere che deciderà entro la fine dell’anno. Secondo il Nyt  i continui discorsi sul suo nome (che Jeb ha consapevolmente alimentato) potrebbero essere studiati ad arte per rafforzare la sua influenza nel partito repubblicano. Ma solo con l’inizio della corsa potremo vedere di che pasta è fatto Jeb. Tenendo conto, ovviamente, di quanto saranno forti (o meno) i suoi sfidanti.

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