Migliaia di persone hanno partecipato alla marcia per la parità dei diritti razziali che si è svolta sabato mattina a Washington. Tra i numerosi striscioni esposti si potevano leggere questi slogan: “Siamo tutti uguali”, “Basta violenza della polizia”. Altri erano più polemici nei confronti degli uomini in divisa:  “Chi proteggete?”, “Per chi lavorate?”. A mobilitare tutte queste persone i diversi casi in cui i poliziotti sono stati accusati di brutalità, specie nei confronti degli afroamericani. Le storie “incriminate” ovviamente non sono tutte uguali, ma hanno creato un clima di rabbia diffusa contro le forze dell’ordine, accusate di razzismo e di usare maniere troppo forti.

Alla marcia ha preso parte anche la vedova di Eric Garner, morto a New York dopo una “presa al collo” molto vigorosa che gli è stata fatale. “Facciamo che sia (un messaggio, ndr) forte, duraturo e significativo”, ha detto la donna parlando a Freedom Plaza, dove migliaia di persone si erano raccolte prima di partire per la grande marcia. Presenti anche i familiari di Michael Brown, rimasto ucciso a Ferguson (Missouri), e quelli di Taryon Martin, un adolescente rimasto ucciso nel 2012. La folla si è messa in cammino marciando ordinatamente su Pennsylvania Avenue verso il Campidoglio. Secondo gli organizzatori in piazza c’erano almeno 25mila persone (la polizia non ha fornito alcun dato).

Ma cosa chiede, in concreto, chi ha preso parte alla marcia? Riforme nelle regole d’ingaggio della polizia e che i poliziotti responsabili delle uccisioni siano incriminati e processati. Alla guida delle proteste organizzazioni per i diritti civili. Si è visto, in prima fila, anche il reverendo Al Sharpton. “Non dobbiamo solo parlare, ma fare di più – ha detto – abbiamo bisogno di un’azione legislativa che cambi le cose nei codici e per le strade”. Era stato proprio lui, leader dei diritti civili, a convocare l’appuntamento di oggi a Washington dopo la decisione del Grand jury di New York di non incriminare il poliziotto responsabile della morte di Eric Garner. Secondo Sharpton, il Congresso dovrebbe passare una legge che preveda che siano affidati a procuratori federali i casi che coinvolgono poliziotti e non a quelli locali che lavorano a fianco a fianco con i dipartimenti di polizia.

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