>>>ANSA/SCHIAFFO A OBAMA, LA DESTRA CONQUISTA IL CONGRESSOIl Washington Post analizza lo stato d’animo di Barack Obama, molto cupo dopo la strage di Charleston, dove un ragazzo ha ucciso ben 9 afroamericani. Il presidente si rammarica di non essere stato la figura unificante e di trasformazione che avrebbe sperato di essere, a partire dalle questioni razziali e dalle armi. Insomma, Obama si è accorto che è difficile passare dalle parole (e dai sogni) ai fatti e che governare un Paese non è per nulla semplice. Ammissione di colpa o semplice rammarico di un uomo che, all’improvviso, si riscopre normale e, proprio per questo, fragile ed estremamente piccolo, nonostante i poteri che ha sulla carta? Ne possiamo trarre riflessioni interessanti non solo sotto il profilo politico, ma anche psicologico.

La prima reazione alla Casa Bianca dopo il sangue di Charleston è stata un’amara ammissione: “Questo genere di stragi non accadono in altri paesi avanzati” e “con la frequenza” con cui si verificano negli Stati Uniti. Parlando a San Francisco, di fronte ai sindaci di diverse città, Obama ha però assicurato di “non essersi rassegnato” alla lobby dei produttori di armi. Infine, in attesa della visita che farà venerdì alla Chiesa metodista colpita, a Pasadena ha parlato del “problema del divario crescente fra chi siamo come persone e il modo in cui si esprime la politica. C’è un circuito negativo di feedback… il pubblico si ritira, e ottieni un ingorgo e una polarizzazione politica ancora più grave”. Ha ammesso, Obama, di ritrovarsi sempre di più a pensare “come cercare di rompere questi vecchi modelli in cui la nostra politica è precipitata”. A come poter avere una conversazione normale che “non sia una battaglia fra una parte e l’altra in una gabbia di acciaio”.

Il controllPRESIDENT OBAMA HOSTS A DINNER CELEBRATING RAMADAN, WASHINGTONo delle armi è diventato una vera e propria spina nel fianco per Obama, oltre alle difficoltà che ha incontrato per promuovere altri provvedimenti al Congresso. Aveva lanciato la sua prima campagna elettorale con lo slogan “yes, we can“, facendo sognare moltissime persone. Il risveglio da quel sogno oggi è amarissimo, in primo luogo per lui. Gli manca ancora un po’ di tempo per provare a lasciare il segno… purché non si metta in testa che ormai niente ha più senso.

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