Rubio_TrumpTra meno di due mesi si inizia a fare sul serio, con i caucus dell’Iowa (1° febbraio) e dopo una settimana le primarie del New Hampshire (9 febbraio). Se tra i democratici sembra non esserci partita, con Hillary Clinton pronta a conquistare la nomination senza troppa fatica (il suo unico sfidante è Bernie Sanders, troppo a sinistra per poter impensierire l’ex segretaria di Stato), nel campo repubblicano la sfida è più aperta che mai.

L’ultimo sondaggio nazionale Cnn/Orc evidenzia che Donald Trump è in fuga solitaria con il 36% delle preferenze, staccando di 20 punti i rivali più vicini. Per trovare il candidato al secondo posto bisogna infatti scendere al 16% delle preferenze, per il beniamino dei Tea Party, Ted Cruz, seguito dall’ex neurochirurgo Ben Carson al 14% e dal senatore della Florida Marco Rubio al 12%. Tutti gli altri hanno il sostegno di meno del 5% degli elettori del Grand Old Party. Come abbiamo già scritto, però, questi dati vanno presi con le molle. Trump intanto ha fatto sapere che non boicotterà, come aveva minacciato, il dibattito tv sulla Cnn in programma per il 15 dicembre, e su Twitter commenta soddisfatto il risultato del sondaggio: “Numeri sorprendenti per chi vuole l’America di nuovo grande – scrive – Trump 36%, un vantaggio di 20 punti sul secondo posto. Grazie”.

I democratici temono Rubio

In un interessante articolo Politico scrive che i democratici sotto sotto sperano che a vincere le primarie del Gop sia Trump, che per loro sarebbe il più facile da battere a novembre. Temono invece Marco Rubio. Il “candidato più temuto” emerge dai questionari anonimi degli addetti ai lavori democratici sentiti questa settimana da Politico in Iowa, New Hampshire, South Carolina e Nevada, i primi Stati dove si voterà. Quasi il 60% degli interpellati considera Trump il più facile da battere. Quasi due su tre, invece, indicano Rubio come il più ostico. A spaventare la sinistra Usa è soprattutto la freschezza di Rubio, che con 44 anni potrebbe essere il figlio di Hillary Clinton (68), la storia della sua famiglia (esuli cubani) e il suo carisma (“è in grado di entusiasmare il pubblico che lo ascolta”, ha detto un democratico del South Carolina).

I democratici sperano che sia Trump ad imporsi nel Gop anche perché sono convinti che la sua candidatura terrebbe lontani dalle urne gli elettori moderati. Un quarto dei democratici però dissente, scegliendo Carson come il più facile repubblicano da battere. Pur riconoscendo che è una bella figura, l’ex neurochirurgo viene ritenuto non in grado di competere con successo per la Casa Bianca.

Per il 56% del campione di militanti democratici esaminato Rubio sarebbe in grado di unificare le varie correnti del suo partito, intercettando buona parte dei voti dei latinos. Lo stesso che, sulla carta, avrebbe dovuto fare  Jeb Bush, ma la sua partenza con il freno a mano tirato e le performance troppo opache hanno cambiato le carte in tavola. “A meno che Jeb non cominci a tirare fuori qualche miracolo, i repubblicani dovranno fare affidamento su Rubio per combattere Donald Trump e sperare poi di sconfiggere Hillary”, ha detto un repubblicano della Carolina del Sud.

Rubio non può dormire sugli allori. Anche se non vincerà in Iowa e New Hampshire dovrà lasciarsi dietro molti sfidanti. Non può permettersi il lusso di finire quarto o quinto dietro Kasich o Bush o Carly Fiorina o Chris Christie. Solo così potrà imporsi come vera alternativa all’antipolitica rappresentata da Trump e Carson. E sperare, poi, di riunire tutte le energie repubblicane dietro al suo nome.

 

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