Tillerson e TrumpChe i rapporti fossero tesi era nell’aria. Alla fine Trump ha deciso di togliere il dente, con la speranza di eliminare anche il dolore. Il segretario di Stato Rex Tillerson (leggi la scheda) è stato rimosso dall’incarico. Al suo posto arriva Mike Pompeo, direttore della Cia. A Langley va Gina Haspel, prima donna a ricoprire questo delicato incarico.

La promozione di Pompeo ricorda, per certi versi, quella che vide John Kelly passare da segretario della Sicurezza nazionale a capo dello staff della Casa Bianca. Ma sbaglia chi pensa che Pompeo sia solo uno “yes man”. In passato, infatti, il capo della Cia prese le distanze da Trump sulla questione della presunta interferenza russa nelle elezioni americane. Disse a chiare lettere che la visione della Cia differiva da quella del presidente, che si è sempre rifiutato di riconoscere il fondamento del Russiagate.

C’è però da sottolineare che mentre Tillerson ha sempre interpretato la parte della “colomba” rispetto alle opinioni espresse dal “falco” Trump in politica estera, le dichiarazioni di Pompeo sono sempre apparse più in sintonia con quelle del commander-in-chief.

Un dissidio durato mesi

Diciamo la verità. Pochi si sorprendono di questa mossa di Trump. Era da tempo, infatti, che i rapporti tra i due erano pessimi. Anche sull’ultimo caso che ha investito le diplomazie di mezzo mondo, quello dell’avvelenamento in Inghilterra dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia, Tillerson aveva detto di credere alla responsabilità di Mosca. Qualcuno ipotizza che l’abbia fatto proprio perché sapeva che sarebbe stato cacciato, nel giro di poche ore.

Pare che quando ha fatto sapere di voler incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un il segretario di Stato Tillerson, in Africa per lavoro, non ne sapesse niente. Fatto, questo, che conferma la rottura della fiducia tra il presidente e il capo della diplomazia Usa.

Troppo filo establishment?

L’uscita di scena dell’ex ceo di Exxon secondo alcuni va inquadrata in questo senso:  Trump lo considerava, ormai, troppo inserito nell’establishment, e volendo imprimere uno scossone alla politica internazionale, a partire dal dialogo con la Corea del Nord, ha preferito dare un taglio al rapporto ormai logoro con Tillerson.Uno dei motivi della rottura potrebbe essere stato il dissidio sui dazi commerciali. Il piano sui dazi su acciaio e alluminio proposto da Trump, infatti, secondo Tillerson avrebbe potuto mettere in pericolo i rapporti con gli alleati, soprattutto sul fronte della sicurezza nazionale. Tesi che vedeva d’accordo il capo del Pentagono James Mattis.

 

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