Gorbaciov e ReaganLe firme congiunte e le strette di mano tra Reagan e Gorbaciov ormai sembrano presitoria. Gli Stati Uniti sospendono il Trattato Inf sulle armi nucleari di raggio intermedio. Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo: “Le violazioni della Russia mettono a rischio le vite di milioni di europei e americani. Dobbiamo reagire a questa minaccia”. Si riapre, dunque, la partita a scacchi militare tra le due superpotenze.

L’Alleanza Atlantica subito si schiera al fianco degli Usa: “La Nato sostiene pienamente la sospensione da parte degli Stati Uniti del trattato Inf e la notifica del ritiro”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg.

Nel giorno in cui formalizza l’uscita dal trattato Pompeo sottolinea che “la Russia ha messo a rischio gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti, non possiamo più essere limitati da un trattato che la Russia viola in maniera spudorata”. Secondo gli Stati Uniti Mosca ha violato l’accordo in oltre 30 occasioni. “Se la Russia non torna a rispettare i termini entro sei mesi, dice Pompeo, “il trattato verrà terminato”. “Gli Stati Uniti – prosegue il capo degli Esteri Usa – sperano di riportare le relazioni con la Russia su un binario migliore, ma spetta alla Russia cambiare rotta rispetto ad un modello di attività destabilizzante non solo su questo tema ma anche su molti altri”.

“Perché il controllo delle armi contribuisca efficacemente alla sicurezza nazionale – si legge in una nota della Casa Bianca – tutte le parti devono rispettare fedelmente i loro impegni. Restiamo pronti a impegnarci con la Russia in negoziati sul controllo delle armi che rispondano a questi criteri e, cosa importante, una volta che ciò sarà fatto, sviluppare, forse per la prima volta, una eccellente relazione su temi economico, commerciale, politico e militare. Sarebbe una cosa fantastica per la Russia e gli Usa, sarebbe ottimo anche per il mondo”.

Mosca come risponde? Il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, intervistato dall’emittente Rossiya 24 osserva che “gli Stati Uniti potrebbero dispiegare in Europa 48 missili da crociera che metteranno in pericolo la Russia centrale e Mosca non può ignorare questa minaccia. Dopo che i sistemi Aegis Ashore saranno schierati in Polonia – prosegue il numero due di Lavrov – potrebbero essere aggiunti altri 24 missili nucleari Tomahawk in Romania, che porteranno a 48 il totale dei missili operativi con raggio di 2.500 chilometri. Non possiamo ignorare questa minaccia, non possiamo fidarci delle dichiarazioni Usa di non voler equipaggiare gli Aegis Ashore con tali missili. Il sistema missilistico di difesa Aegis Ashore fa parte del cosiddetto Scudo antimissile in Europa orientale, contro i missili balistici di corto e medio raggio, ma la sua installazione da anni è contestata da Mosca”.

Reciproche accuse

Gli Stati Uniti puntano il dito contro i missili da crociera russi Novator 9M729, a loro dire vietati. Mosca replica accusando gli Usa di mettere a repentaglio l’intero sistema di controllo degli armamenti strategici. Il problema è che molte cose sono cambiate da quel lontano 1987, anno in cui fu siglato l’accordo. E non solo a livello tecnologico. Da più di dieci anni c’è l’ipotesi di allargare l’Inf ad altri Paesi (in particolare alla Cina), ma sino ad ora Pechino è riuscita a defilarsi, consapevole del rischio di perdere circa il 95% dei propri missili da crociera. Ma a preoccupare gli Usa oltre alla CIna sono soprattutto l’Iran e la Corea del Nord.

 

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