New York City Mayor Michael Bloomberg presents his proposed executive 2013 New York City budget at City Hall in New YorkLa sua candidatura non è ancora ufficiale ma il nome di Michael Bloomberg crea già qualche reazione su cui è interessante riflettere. Il più sprezzante è Bernie Sanders: “Sempre più miliardari che cercano più potere politico, sicuramente non rappresentano il cambiamento che serve all’America”. Il senatore del Vermont, che si definisce socialista (negli Usa ha un’accezione dispregiativa), vuol marcare subito le distanze. Molto più disponibile, invece, Elizabeth Warren, che gli dà il benvenuto nella gara. “Se stai cercando piani politici molto popolari che possano fare un’enorme differenza per le famiglie dei lavoratori, inizia da qui”, ha twittato la senatrice ultraliberal, che con pungente ironia ha pubblicato il suo “calcolatore per miliardari”. Di che si tratta? È un simulatore grazie al quale si può calcolare quante tasse pagherebbero i ricchi se lei venisse eletta alla Casa Bianca. Ha in mente una patrimoniale con un’aliquota del 2% sui patrimoni tra 50 milioni di dollari e un miliardo, e del 3% se superano il miliardo. Nei piani della senatrice del Massachusetts Bloomberg il prossimo anno dovrebbe pagare 3,078 miliardi di tasse, avendo un patrimonio stimato in 52 miliardi di dollari.

A commentare la possibile discesa in campo di Bloomberg c’è anche il presidente Donald Trump. Che ostenta sicurezza. Lo fa usando parole non proprio “carine” nei suo confronti. Il “piccolo” Michael Bloomberg fallirà se si candiderà, ha detto durante un incontro con i giornalisti alla Casa Bianca prima di partire per Atlanta. Non ha la magia per farcela, il piccolo Michael sarà sconfitto”. Ed ha aggiunto, in tono sprezzante: “Non c’è nessuno contro cui correrei più volentieri del piccolo Michael”.

Sino ad ora i candidati alle primarie democratiche sono 17, con Joe Biden, Elizabeth Warren e Bernie Sanders a contendersi la nomination, salvo sorprese clamorose.

A dare per imminente la scelta di Bloomberg è stato il New York Times, che ha scritto che il miliardario si “sta preparando in modo attivo” per le primarie dei democratici e a breve dovrebbe presentare i documenti necessari. Il giornale della Grande mela sostiene di aver parlato con alcune persone vicine all’ex sindaco di New York. Bloomberg avrebbe preso contatti con diversi leader democratici, tra cui l’ex senatore del Nevada, Harry Reid.

Lo scorso marzo Bloomberg aveva detto chiaro e tondo di non volersi impegnare in prima persona. Dunque cos’è cambiato? Alcuni segnali: le difficoltà di Biden (con il conseguente rafforzamento dei candidati progressisti) alla vittoria dei democratici in Virginia (legislative), dove il miliardario ha giocato un ruolo importante sostenendo la lobby che chiede la stretta alla circolazione delle armi.

Che candidato sarebbe Bloomberg? Eletto sindaco di New York come repubblicano, abbandonò il Gop e fu rieletto come indipendente. Nel 2016, mentre era in corso la convention  democratica, attaccò Trump definendolo un “pericoloso demagogo” e sottolineando di aver costruito (lui sì) un impero dal nulla, a differenza di Trump che aveva iniziato la sua scalata con “il primo milione regalato da suo padre”. Graffi che potrebbero essere rispolverati in futuro. Anche se quello che più conta sono le posizioni (e le idee) politiche. Bloomberg su certi temi è di sinistra (aborto, diritti dei gay, immigrazione, controllo delle armi), mentre da un punto di vista economico è per il libero mercato, agli antipodi rispetto ai progressisti Sanders e Warren.

 

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