TP1Vent’anni fa qualcuno chiese a David Lynch se fosse intenzionato a dare un seguito a Twin Peaks. La risposta fu: «Tutto è possibile, ma prima dovranno verificarsi eventi molto strani». Difficile capire cosa sia accaduto nello specifico, sta di fatto che il 21 maggio su Showtime sono andati in onda i primi due dei diciotto episodi della nuova stagione. Serie cult degli anni Novanta, Twin Peaks ha ossessionato l’immaginario collettivo di almeno due generazioni, con i suoi personaggi bizzarri, i dialoghi surreali e i boschi infestati da sinistre presenze. Un successo incredibile, insomma, forse legato ad aspetti non squisitamente “tecnici”. E se dietro alla fortuna degli incubi immortalati da Lynch si celasse altro? Ne abbiamo parlato con Roberto Manzocco, giornalista e docente universitario, autore del purtroppo introvabile Twin Peaks, David Lynch e la filosofia. La Loggia Nera, la Garmonbozia e altri enigmi metafisici, uscito per Mimesis nel 2010. La tesi del libro è che le trame della serie nasconderebbero – ma neanche troppo – una serie di elementi esoterici e metafisici. Abbiamo iniziato questa chiacchierata domandandogli quale sia l’origine dell’esoterismo di Twin Peaks, specie considerando le biografie dei suoi due creatori. Vite che, in effetti, riservano parecchie sorprese…

Sia Lynch che Mark Frost sono persone di ampia cultura, con una forte prospettiva personale. Lynch è un seguace della Meditazione Trascendentale, mentre Frost si è occupato di Teosofia, la dottrina esoterica sviluppata da Helena Petrovna Blavatsky, medium, occultista e avventuriera vissuta più o meno nella seconda metà dell’Ottocento. Ma in Twin Peaks troviamo anche elementi provenienti dal folklore degli Indiani d’America e altri elementi cari a Lynch.

Qualche esempio?

L’idea pre-scientifica che l’elettricità sia una forza magica; il fatto che ci siano creature soprannaturali in grado di possedere le persone solo se invitate ad entrare (sulla falsariga dei vampiri, per capirci). E poi il concetto – che ritroviamo spesso nel mondo del paranormale – di vampirismo psichico, l’idea di creature capaci di nutrirsi delle emozioni negative che esse stesse provocano nelle vittime (la famosa “garmonbozia” di cui si nutrono gli abitanti della Loggia Nera, che rappresenta – parola di Lynch – «dolore e dispiacere»). Personalmente, non sono un sostenitore del paranormale, ma sospendo volentieri il mio scetticismo per godermi il lavoro di Lynch e Frost!

«I gufi non sono quel che sembrano» rivela il sinistro Gigante a Dale Cooper nella prima puntata della seconda stagione. Sembra che nell’oscura cittadina nulla sia come appare…

È una delle ossessioni di Lynch… L’idea che, dietro una realtà tranquilla e sonnacchiosa, al di sotto della superficie delle cose e della vita quotidiana, si nascondano il mistero e l’oscurità. Lo vediamo, ad esempio, nella tranquilla cittadina di Velluto blu: la scoperta di un orecchio mozzato fa iniziare al protagonista un viaggio alla scoperta del lato oscuro del mondo in cui vive. Più che essere una realtà illusoria, la cittadina della serie rappresenta una barriera che ci protegge dal male oscuro che si nasconde nei boschi. Ma questa barriera è anche un velo, pronto per essere squarciato da chi vive dall’altra parte. C’è poi anche il lato umano di questa ingannevolezza – si pensi a tutte le varie tresche amorose, le doppie vite di molti personaggi, le trame e le contro-trame ordite dai potenti locali.

Dale Cooper, l’enigmatico protagonista, è dotato di telepatia, si affida a sogni premonitori per risolvere i casi, utilizzando metodi di divinazione tibetana e citando addirittura il Bardo Todol, il famoso Libro tibetano dei morti. Com’è nato? È una creatura di Lynch o di Frost?

Quando, fin dall’inizio, si spartirono i personaggi, il secondo si prese quelli più “chiacchieroni”, come Benjamin Horne. Lynch si prese invece Cooper, e il nostro beneamato agente rappresenta proprio il punto di vista del regista. Cooper è Lynch: entrambi praticano la meditazione, si affidano all’inconscio, credono in una realtà “ulteriore”. Entrambi hanno in fin dei conti una visione luminosa della vita – quella luce che illumina la Loggia Nera quando un angelo scende a liberare Laura Palmer, alla fine di Fuoco cammina con me. E poi, non dimentichiamo che entrambi tengono particolarmente alla cura dell’abbigliamento e amano alla follia il caffè!

Tra i luoghi leggendari di Twin Peaks, i più noti sono ovviamente la Loggia Bianca e la Loggia Nera

Sono ambienti che provengono anch’essi dalla Teosofia, in particolare da Annie Besant. Era un personaggio piuttosto interessante: attivista politica, scrittrice, teosofa, visse tra Ottocento e Novecento. Nel 1931 pubblica un pamphlet intitolato The White Lodge and Its Messengers, in cui parla di questo reame soprannaturale che ospiterebbe entità superiori, poi riprese dall’Induismo. Lynch e Frost rielaborano il tutto, introducendo la loro personale filosofia della duplicità dell’animo umano e scindendo la Loggia in due reami diversi ma in qualche modo connessi.

Perché, secondo te, questi elementi hanno così presa oggi, in un mondo secolarizzato e materialista come il nostro?

La risposta che mi sono dato è che probabilmente l’essere umano ha la tendenza naturale a credere in una qualche entità superiore, nell’esistenza di un mondo che trascende il nostro. La cultura pop che consumiamo in gran quantità – film, telefilm, romanzi, fumetti… – alla fine fatica a convincerci delle entità soprannaturali che rappresenta. L’opera lynchiana, al contrario, con la sua allusività ci sembra stranamente reale, come se fosse riuscita a toccare una qualche corda della nostra vita interiore, facendoci realmente entrare in un’altra dimensione, bizzarra e inquietante.

Nelle due Logge – che, alla fine, sembrano coincidere – hanno origine gli assassinii su cui indaga l’agente Cooper, ma anche gli indizi che porteranno alla soluzione dei casi. Sempre, ovviamente, attraverso oscuri vaticini…

TP2Sembra quasi che le creature che vivono in quei luoghi non possano comunicare con noi comuni mortali tramite mezzi linguistici a misura d’uomo. Vivono su un altro piano dell’esistenza, senz’altro superiore, e hanno difficoltà a semplificare i loro messaggi in modo che noi li si possa capire. Da qui le frasi oscure, le strane danze, le gestualità misteriose e quant’altro. Non sono angeli né demoni, sembra dirci Lynch, ma qualcos’altro, spiriti – non fantasmi ma, in senso più sciamanico e animistico, creature soprannaturali superiori. Scendono nel nostro mondo sempre con propositi specifici, che non vengono mai svelati, e giocano una partita di cui gli esseri umani sono pedine inconsapevoli. Anche i personaggi che sembrano “buoni” hanno in realtà una qualche aura inquietante, non si sa cosa vogliano veramente né perché facciano quel che fanno. Inoltre, più che aiutare, sembrano voler indirizzare gli esseri umani con cui entrano in contatto – come Cooper – con indicazioni elusive che nascondono i loro reali propositi.

A tuo giudizio, la terza stagione manterrà il simbolismo delle prime due?

Impossibile saperlo, visto che Lynch, come al solito, mantiene tutto completamente segreto. Spero non solo che lo mantenga, ma che lo approfondisca, e molto, pur senza perdere quella sua caratteristica ambiguità. Bisogna anche vedere come si è evoluto il suo stile in questi ultimi anni, soprattutto tenendo conto che, a parte Una storia vera, le sue opere dopo Twin Peaks sono state un crescendo di elementi onirici, bizzarri e surreali. Spero ovviamente di trovarvi un alto tasso di surrealismo, magari senza raggiungere i livelli di Inland Empire (che, per la cronaca, ho apprezzato molto). Spero di trovarvi una mitologia robusta, anche se – Frost non me ne voglia – eviterei il discorso Ufo. C’è già X-files per quello. Vorrei insomma che fosse conservato l’aspetto più mistico-teosofico.

New York

(da qualche parte, nella Loggia Nera)

20 maggio 2017

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