«Il male è il nostro senso ascendente; la sconfitta, la nostra elevazione.» Parole che condensano un modo di affrontare le cose, uno stile esistenziale, una vocazione riassunta da quello straordinario cantore della disfatta che fu Emil Cioran nel suo Breviario dei vinti II, appena uscito per Voland nella traduzione di Cristina Fantechi. Non è l’unica novità in lingua italiana dello scrittore romeno: recentissime anche le sue Divagazioni, pubblicate per i tipi della torinese Lindau nella traduzione e curatela di Horia Corneliu Cicortaş. Entrambi risalenti agli anni Quaranta, entrambi scritti in romeno, anche se il secondo è accarezzato dalle volute stilistiche di […]