Aprile 2001: Eduard Limonov – scomparso qualche giorno fa all’età di settantasette anni – viene rinchiuso nella fortezza-carcere moscovita di Lefortovo. All’ombra delle sue sbarre finiscono, tra gli altri, nemici dello Stato, guerriglieri ceceni e terroristi di vario tipo. Arrestato con l’accusa di cospirare contro lo Stato, un articolo uscito su «Limonka», rivista del Movimento Nazional-Bolscevico che presiede, suggerisce alle autorità che lui e i suoi vogliano tentare un colpo di mano (armata) per invadere il Kazakistan. Assolto da tutte le accuse – salvo che per la detenzione di armi – nel corso di quello che agli occhi di molti […]