imagesInutile dire che questo voto non ha una valenza nazionale, perché il messaggio che corre sull’asse Roma-Torino per Matteo Renzi ė eloquente. Per il premier e per il suo Pd, infatti, la sconfitta è sonora ed evidente, nei modi (perché la débâcle di Piero Fassino ha un chiaro significato politico) e nei numeri (perché i 35 punti che separano Virginia Raggi da Roberto Giachetti sono un’enormità). Stravincono i Cinque stelle, che marciano su Roma e con Chiara Appendino riescono nell’impresa di vincere anche a Torino. Due città importanti che saranno governate da due donne. Ma a perdere è anche il centrodestra che non riesce nell’impresa di recuperare lo svantaggio del primo turno a Milano – dove comunque la performance di Stefano Parisi con il 48,3% è di tutto rispetto – e soprattutto esce sconfitto in due vere e proprie roccaforti come Varese (città che ha dato i natali alla Lega che la governa da oltre venti anni) e Latina.

RENZI & IL PD. Nonostante il premier abbia fatto il possibile per non politicizzare la tornata amministrativa, la disfatta è evidente. A Roma e Torino – dove da giorni il leader del Pd temeva che l’aria fosse cambiata – ma anche a Napoli dove i dem non sono neanche arrivati al ballottaggio. Non è un caso che a spoglio ancora in corso l’agenzia Reuters abbia senza esitazioni titolato con un eloquente “pesante sconfitta per Renzi”. È questa, dunque, l’immagine che passa all’estero della tornata elettorale. È il governo nazionale, infatti, ad essere nel mirino. E lo conferma l’ottimo risultato dei Cinque stelle, da sempre decisamente all’opposizione rispetto a Renzi, ma anche il successo a Napoli di Luigi De Magistris (che sbanca con il 66,8%), uno che ha fatto dell’antirenzismo la sua ragion d’essere. Persino il Pd prende atto della débâcle visto che in una nota parla di “sconfitta netta e senza attenuanti”. L’espressione in verità è riferita a Roma e Torino, visto che il tentativo è quello di stabilire una improbabile equivalenza con le vittorie di Milano e Bologna. Paragone che ovviamente non sta in piedi. Nelle quattro città in questione, infatti, il saldo per il Pd è negativo: da quattro sindaci che aveva ora se ne ritrova solo due. Con la vittoria di Giuseppe Sala a Milano che arriva peraltro sul filo di lana (51,7%).

CENTRODESTRA. Perde anche il centrodestra, in particolare quello a trazione salviniana. Il buon risultato di Milano, infatti, è figlio di un’alleanza che va dai centristi di Ncd fino alla Lega, passando per Forza Italie e Fratelli d’Italia ma con un profilo decisamente moderato. “Il miglior risultato che questa coalizione ha ottenuto nelle grandi metropoli”, fa notare a caldo Parisi. A parte la vittoria di Roberto Dipiazza a Trieste, poi, a bruciare sono le sconfitte di Varese e Latina.

CINQUE STELLE. Che abbiano stravinto è evidente. Non solo a Roma e Torino, ma in ben 19 dei 20 ballottaggi di questa tornata amministrativa. E per loro ė stato un successo perché, di certo nella capitale e nel capoluogo piemontese, sono riusciti ad essere movimento trasversale, pescando sia nel centrodestra che tra i delusi del Pd. E, soprattutto, hanno vinto perché hanno portato in Campidoglio e al comune di Torino due donne. E mai nella sua storia millenaria Roma aveva avuto un sindaco donna.

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