Domenica 13 ottobre 2013 – Sant’Edoardo – Taurianova

No, noi non ce lo vogliamo sotto la terra d’Italia. Abbiamo già tonnellate di rifiuti tossici provenienti da mezza Europa. Probabilmente anche dalla sua Deutschland. Se lo vengano a recuperare, a spese loro, e ci liberino da un incubo. Lo abbiamo sfamato già per troppo tempo. Non è bene che gli dobbiamo offrire ancora ospitalità. Neanche da morto. Lo scellerato capitano delle SS, mai pentito, ha spento in casa nostra le sue cento candeline: c’è offesa peggiore a Tutte le Vittime delle Fosse Ardeatine? Penso a Tutti i Giovani che sono stati massacrati da questo boia e dal suo degno compare di abominio, quel Kappler che riuscì a tornare in Germania grazie a chissà quale importante complicità, mentre a noi raccontarono la storiella che quella virago della moglie lo calò dalla finestra del Celio e lo nascose nel bagagliaio dell’auto. Puah! Luride bugie di quegli anni.

(Kappler liberato dalla moglie e da un gruppo di fedelissimi mentre era ricoverato all’Ospedale Militare del Celio, a Roma)

Priebke, invece, riuscì a starsene tranquillo in Argentina fino alla veneranda età di 82 anni. Poi lo scovarono, lo catturarono e ce lo consegnarono. E noi, come al solito, ci lasciammo intenerire. Lo condannammo, ma gli concedemmo i comodi domiciliari. E, allora, perché non a Riina o Provenzano? Al suo cospetto, e per ciò che lui ha rappresentato e, morto senza pentirsi, rappresenta, sono due chierichetti.

Il boia Priebke, agli ordini del boia Kappler, ha sparato convinto. E, magari, torturato prima e vilipeso dopo. Ha continuato a negare fino all’ultimo respiro le camere a gas e a nicchiare sui lager. Ha offeso i milioni di morti, vittime della furia tedesca. E’ rimasto germanicamente vestito da nazista anche quando camminava, sorridendo, in borghese per le vie di Roma. Mica settanta anni fa… L’estate scorsa!

No, nemmeno il suo corpo morto deve trovare pace nella vilipesa terra d’Italia. Lo portino a casa, lo inceneriscano e lo spargano sui viali di Dachau.

 

 

 

 

 

(Dachau)

 

 

 

 

Nessun perdono per una simile belva mai pentita. Nessuna preghiera. Nessun ricordo, né mausoleo, né urna. Non resti di simile vergogna umana alcun simbolo. Non si possa celebrare la nefandezza di un tale obbrobrio umano, offrendogli una dimora individuabile. L’Italia abbia il buonsenso di imporsi sulla Comunità Internazionale: le Vittime della sua scelleratezza furono Italiane e noi, Priebke, non lo vogliamo. Ora più che mai!

… fra me e me. Soffocando di tristezza.

 

 

 

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