Martedì 11 marzo 2014 – San Costantino – A casa, a Taurianova

Insonne. Seduto in giardino su una sedia di ferro, coperto solo da un plaid. Col Mac sulle gambe e una gran voglia di sigaretta che non ho. Non so, comunque, se la fumerei o se la masticherei per rabbia. Stanotte, sto litigando di nuovo col Cielo. Era tempo che non accadeva. Anzi, negli ultimi anni siamo andati d’amore e d’accordo, Dio ed io. Una specie di matrimonio. Io, abbondantemente immerso nella preghiera già dal risveglio mattutino e fino all’ultimo saluto della notte. Lui, dentro di me, a placare i tumulti e consolare le afflizioni.

Sì, ho concesso a Dio di possedermi e governarmi. E, così, anche quando sembrava che stessi decidendo io, in realtà era Lui a dirigere le operazioni.

Stanotte, no.

Stanotte non sono Suo e Lui è fuori di me. L’ho allontanato per poterGli urlare la mia umana rabbia. Piccola, in confronto alle Sue, ma grande quanto un grido di dolore. Dunque, infinita.

Eh, sì! Guardo il cielo semicoperto dalle nuvole e mi rendo conto che deve essere comodo stare lassù, dove non arrivano le grida dei bimbi ammazzati. Oltre quella coltre, dove tutto deve sicuramente essere sereno. Molto più sereno che su questo immondo pianeta Terra, sul quale, ogni giorno, l’infanzia viene violata, mortificata. Uccisa. Dalle foreste dell’Africa, dove i cuccioli di Uomo vestono l’uniforme e sparano col mitra, alle catapecchie dell’Asia, dove cuciono palloni e abiti firmati, o lavorano nelle cave, o nei bordelli, fino ad arrivare alle tane delle Americhe, dove impastano mattoni di fango, coltivano coca, rubano in strada o sniffano colla e mille veleni. E, poi, in casa nostra. Nella “civilissima Europa”, culla di ogni orrore digerito e reso volutamente trasparente davanti alla Legge. Qui, i bimbi vivono nelle fogne di Bucarest, nei lager chiamati orfanotrofi di mezza Europa dell’est, oppure patiscono le ansie, le paure, le perversioni e le violenze di ingordi capitalisti stressati dalla loro stessa ricchezza. Anche nel nostro Belpaese. Omertoso. Superficiale. O, peggio, complice.

E, se la denuncia è costante, la condanna lo è molto meno.

Ieri, erano gli educatori senza scrupoli. Oggi, l’ennesima madre assassina. Non è la sola. Anzi…

E questo non giustifica, non attenua, non scolora. Non è il mezzo gaudio! Anzi. Rende più densa e forte la disperazione. Le da corpo. L’infanticidio e il maltrattamento dei bambini non sono solo reati, ma sono, insieme, IL peccato. L’unico vero peccato, mi dico. E la lacrima trova la strada.

Faccio una pausa.

Riprendo fiato e forza. Per denunciare l’ennesimo dramma. Una donna stanca, sfiduciata, sola, non trova la forza per lottare. Si abbandona alla paura. Ingoia il mostro e gli offre la propria carne. E “quella cosa” avviene. Pochi attimi di possessione demoniaca, durante i quali la Mente diventa una piazza vuota da invadere, occupare, dominare. Pochissimi istanti di buio divino. Di assenza di Dio. Poi, il risveglio. La coscienza. E l’irreparabile morte.

Dove ha guardato Dio, in quegli attimi? Dove ha posato i suoi infiniti occhi? Non sul mondo. Non sull’Uomo. Non su tre bambine che, nel sonno, hanno pagato per colpe non loro. Per chissà quale pensiero malato, nato nella mente di chi avrebbe dovuto amarle e proteggerle dai pericoli esterni. Per la follia di una moglie abbandonata, di una donna ferita.

La lunga scia di sangue innocente si fa strada fra le debolezze di certi adulti. Cresciuti male. Frettolosamente divenuti padri e madri. Disattenti ai doveri genitoriali. Superficiali, o, nel peggiore dei casi, menefreghisti.

Da Gravina di Puglia a Cogne fino a Lecco, tanto per evitare l’elenco lungo, i piccoli restano vittime di assenze o furori.

Dio chiude gli occhi troppo spesso, rivolto verso l’Italia. Ed è un peccato tutto Suo. Che non Gli perdono. Né stanotte, né mai.

Poi, il pensiero vola ancora. A quella villa degli orrori dei pedofili belgi, ai bambini asiatici venduti ai perversi occidentali, ai niños da rua delle favelas, fatti bersaglio anche dalle pistole della polizia, ai piccoli già tossici dei tombini di Bucuresti…

Dunque, non guarda proprio. Non su questa Terra.

Comincio a pregare, ma mi fermo. No. Stanotte, con Te non ci parlo. Aspetto che Tu apra gli occhi e non li chiuda più.

Fra me e me, sfidando il Cielo velato da troppe nubi.

 

Tag: , , , , ,